Il Teatro Carlo Felice di Genova, palcoscenico di storia e di arte, ha visto ieri sera una rappresentazione di “Caravaggio”, balletto in due atti firmato da Mauro Bigonzetti e fortemente veicolato dalla presenza scenica di Roberto Bolle.
L’affluenza, purtroppo, non ha raggiunto il tutto esaurito, un risultato parzialmente spiegabile dalle contestazioni sindacali che hanno paralizzato la città e dalla programmazione articolata che offre al pubblico altre opportunità di fruizione dello spettacolo.
L’ingresso di Bolle, tuttavia, ha generato un’ovazione immediata e sentita, preludio a un’esperienza che prometteva di fondere la potenza della danza con la drammaticità dell’arte caravaggesca.
“Caravaggio” si configura come un’esplorazione onirica e coreutica della figura tormentata e geniale del pittore lombardo.
Bigonzetti, attraverso un linguaggio gestuale evocativo, ha cercato di tradurre in movimento l’intensità emotiva e la complessità interiore che animarono l’opera di Caravaggio.
L’utilizzo del chiaroscuro, elemento distintivo della pittura del maestro, è stato ripreso in chiave coreografica, creando atmosfere suggestive e sottolineando i contrasti tra luce e ombra, tra virtuosismo tecnico e fragilità umana.
La rappresentazione, inizialmente ambientata in uno spazio essenziale, quasi spogliato di ogni elemento scenografico, si arricchisce nella seconda parte con l’aggiunta di una grande cornice che inquadra una realtà indefinita, popolata di figure evanescenti che sembrano emergere dalle tele del pittore.
La coreografia alterna sezioni corali, energiche e dinamiche, a momenti più intimi e cameristici, nei quali i danzatori esprimono la profondità emotiva dei personaggi, pur mostrando una certa ripetitività che appiattisce in parte l’impatto narrativo.
La colonna sonora, composta da Bruno Moretti, si ispira a Claudio Monteverdi, ma l’interpretazione, pur ambiziosa, non riesce a rendere appieno la grandezza del compositore cinquecentesco, e la qualità di registrazione lascia adegue perplessità.
Sul piano esecutivo, la compagnia ha mostrato qualche incertezza nell’esecuzione di movimenti complessi, suggerendo una mancanza di sincronia e affiatamento che incide sulla fluidità della rappresentazione.
A emergere, tuttavia, sono stati i solisti, che con la loro performance hanno saputo nobilitare lo spettacolo: Maria Khoreva, Anastasia Matvienko, Ekaterine Surmava, Gioacchino Starace, Ildar Young, Anna Maria Ciuccarelli, Luca Curreli Rose e Andrea Risso hanno offerto interpretazioni di notevole spessore artistico.
Innegabile, poi, la presenza scenica di Roberto Bolle, la cui forte personalità, l’impeccabile tecnica e l’eleganza matura lo consacrano come uno dei più grandi ballerini del nostro tempo.
La sua interpretazione, pur all’interno di una coreografia a tratti ridondante, rappresenta il fulcro emotivo e la forza trainante dello spettacolo.






