Venerdì 14 novembre, il Teatro Carlo Felice di Genova riaprirà i suoi sipoli per accogliere un’edizione rinnovata di *Cavalleria rusticana*, un’opera che, a distanza di oltre un secolo, continua a esercitare un fascino intenso e a interrogare il pubblico con la sua cruda e potente narrazione.
La serata vedrà la riproposizione della precedente allestimento, curato dalla regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, con le suggestive scenografie di Federica Parolini, sotto la direzione musicale di Davide Massiglia.
Il cast comprende nomi di spicco come Maria Torbidoni (Santuzza), Nino Chikovani (Lola), Luciano Ganci (Turiddu), Gezim Myshketa (Alfio) e Manuela Custer (Lola), interpreti capaci di incarnare la passione e il dramma di questo capolavoro verghiano.
La presentazione dello spettacolo, avvenuta questa mattina, ha visto la partecipazione del Sovrintendente Michele Galli, affiancato da Donatella Alfonso per il Comune, Mario Menini per il Consiglio di Indirizzo e l’intero cast.
Un messaggio di Simona Ferro, Assessore Regionale alla Cultura, ha sottolineato l’importanza dell’evento per il panorama culturale ligure.
*Cavalleria rusticana* rappresenta un capitolo unico nella storia dell’opera italiana.
La sua genesi è legata a un contesto editoriale competitivo e a un’audace ricerca di nuovi talenti.
Pietro Mascagni, allora un giovane e promettente maestro di musica in una scuola comunale di Cerignola, si trovò a rispondere a un bando di concorso indetto dall’editore Sonzogno, figura chiave in una rivalità accesa con Ricordi.
Sonzogno, con l’obiettivo di emulare il successo dei compositori stranieri come Massenet, voleva scoprire nuovi volti della musica italiana.
La scelta di un’opera in un atto, una decisione apparentemente dettata da considerazioni economiche – costi di allestimento ridotti – si rivelò una mossa geniale, aprendo la strada a una nuova forma espressiva nel panorama operistico.
L’ispirazione per il libretto venne dalla novella *Cavalleria rusticana* di Giovanni Verga, pubblicata originariamente su *Fanfulla della domenica* e poi confluita nel volume *Vita dei campi*.
Verga, maestro indiscusso del Verismo, aveva poi curato una rielaborazione teatrale dell’opera, che Mascagni ebbe modo di vedere al Teatro Manzoni di Milano, interpretata da Flavio Andò.
Per tradurre la novella in un libretto operistico, Mascagni si avvalse della collaborazione di Giovanni Targioni Tozzetti, un amico letterato livornese alla sua prima esperienza teatrale, il quale a sua volta richiese l’aiuto di Guido Menasci.
La prima rappresentazione, il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi, fu un evento memorabile.
Mascagni trionfò su 73 concorrenti, conquistando il pubblico romano con una musica travolgente e una drammaticità palpabile.
L’opera, simbolo di un’Italia ancora profondamente legata alle sue radici, divenne immediatamente un successo planetario.
Ironia della sorte, lo stesso Sonzogno, pur riconoscendo il valore compositivo dell’opera, ne auspicò un successo limitato, giudicandola poco teatrale.
Previsione ampiamente smentita: *Cavalleria rusticana* arrivò rapidamente a Madrid e Budapest, diretta dal celebre Gustav Mahler, per poi conquistare Monaco, Amburgo, Pietroburgo, Dresda, Buenos Aires e Vienna, dove catturò l’attenzione di un critico influente come Eduard Hanslick, testimoniando così un impatto culturale di portata ineguagliabile.
L’opera non solo consacrò Mascagni, ma contribuì a definire una nuova estetica operistica, profondamente radicata nel realismo e nelle passioni umane.







