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sabato 25 Ottobre 2025

Daniele Silvestri e il Premio Tenco: un viaggio nella memoria.

Un riconoscimento che si configura come un anello di congiunzione nel percorso artistico di Daniele Silvestri, un viaggio che incrocia la storia del Premio Tenco fin dalle sue prime edizioni.
L’assegnazione del premio speciale Tenco 2025, nell’ambito della rassegna dedicata alla canzone d’autore a Sanremo, non rappresenta un semplice onore, bensì un ritorno alle radici, un rievocare l’eco di un momento cruciale vissuto nel 1994, quando un primo riconoscimento sul palco del Tenco seminarono il seme di una vocazione, la convinzione di poter trasformare la musica in un compagno di vita duraturo.
Silvestri, accogliendo il premio, ha espresso un senso di compiutezza, un’appagamento che trascende l’attesa di ulteriori successi.
La sua carriera, intessuta di ricerca sonora, sperimentazione lirica e profonda riflessione sull’esistenza, si affaccia ora a una fase di riflessione, un bilancio che include la soddisfazione per il percorso compiuto, consapevole che, anche se il viaggio dovesse concludersi, il significato intrinseco dell’esperienza musicale resterebbe inviolato.
Ripensando ai primi anni, al candore di una primissima esibizione, l’artista ha evocato l’immagine di un giovane spavaldo, armato solo di chitarra e di un’ingenua sicurezza.
Quegli anni, contrassegnati da una certa audacia, si sono poi affinati in una maggiore maestria, un’articolata professionalità.
Ma, nel rimpianto, serpeggia il desiderio di recuperare la freschezza, la spensieratezza tipica di chi si affaccia a un orizzonte sconfinato, carico di promesse.

L’edizione 2025 del Premio Tenco si pone il tema della memoria al centro della propria riflessione, una memoria che, secondo Silvestri, si incarna nel linguaggio stesso.
Le parole, scrigno di significati, custodiscono storie, radici, identità.

Alcune perdono forza col tempo, altre resistono, immutabili.
Manipolare le parole significa anche decostruire schemi mentali, un atto di liberazione che valorizza il passato e proietta lo sguardo verso il futuro.
Ma la memoria, per Silvestri, non è solo rievocazione del passato, ma anche presa di coscienza del presente.
Un presente segnato da eventi drammatici, da una tragedia che si consuma sotto gli occhi del mondo: il genocidio di un popolo, un atto di violenza che sfida la retorica della pace e mette a nudo l’impotenza dell’umanità.
Un’esperienza che deve rimanere impressa nella memoria collettiva, un monito costante contro l’indifferenza e l’omertà.
Il ricordo di queste atrocità non può svanire, ma deve spingere all’azione, alla ribellione contro ogni forma di oppressione e ingiustizia.
L’artista invita, quindi, a non rimanere spettatori passivi di questa disumanità, ma a opporsi attivamente a chiunque perpetri tali crimini, a non accettare la deriva verso l’orrore.

La memoria, in questo senso, diventa atto di resistenza, strumento di cambiamento, promessa di un futuro più giusto e umano.

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