La riproposizione di “Romeo e Giulietta” dello Stuttgarter Ballett ai Parchi di Roma, a distanza di quarantacinque anni dalla sua creazione, rappresenta un’occasione significativa per ripercorrere il percorso artistico di John Cranko e l’eredità duratura del suo lavoro.
La trilogia di balletti – “Onegin”, “La bisbetica domata” e “Romeo e Giulietta” – presentati precedentemente a Monaco nel 1976 e 1978, testimonia l’impegno della Bayerische Staatsoper Nationaltheater nel sostenere la visione coreografica di Cranko.
L’importanza di “Romeo e Giulietta” risiede non solo nella potenza della partitura di Sergej Prokof’ev, ma soprattutto nell’abilità di Cranko nell’aver saputo coniugare fedeltà al testo shakespeariano con una profonda sensibilità coreografica.
La musica di Prokof’ev, composta nel 1936, si rivela un vero e proprio organismo sonoro capace di veicolare la complessità emotiva della tragedia, oscillando tra momenti di esuberanza festosa, come il celebre carnevale, e passaggi di intenso lirismo, che sottolineano la segretezza e la delicatezza del primo amore.
L’alternanza di atmosfere cupe e drammatiche, che caratterizzano il duello e la morte dei protagonisti, amplifica il senso di tragicità e ineluttabilità che permea l’opera.
Cranko, maestro indiscusso del balletto narrativo, eleva la coreografia a strumento di espressione drammatica, delineando con precisione i percorsi dei personaggi principali e secondari.
Ogni gesto, ogni movimento contribuisce a costruire un’azione chiara e lineare, capace di suscitare intense emozioni nello spettatore.
L’interpretazione della storia d’amore tragica non si limita alla semplice riproduzione degli eventi, ma si apre a una riflessione più ampia sulla condizione umana, sull’odio, sulla vendetta e sulla forza inarrestabile del destino.
La performance dello Stuttgarter Ballett ha risaltato la coesione e la brillantezza tecnica della compagnia, con particolare enfasi sui suggestivi ensemble corali che hanno messo in luce la varietà e l’eccellenza dei danzatori.
Elisa Badeness, nel ruolo di Giulietta, ha offerto un’interpretazione di notevole eleganza e capacità comunicativa, riuscendo a trasmettere sia la fragilità che il coraggio del personaggio.
Marti Paixa, pur con alcune incertezze, ha interpretato Romeo con slancio e potenziale espressivo, mentre Mattero Miccini ha saputo rendere con vivacità il ruolo di Mercuzio.
L’imponenza scenica, curata da Juergen Rose, e i costumi raffinati hanno contribuito a creare un’atmosfera coinvolgente.
Il contrasto tra l’orchestra registrata e la presenza dell’Orchestra del Teatro nell’edizione del 1980 ha rappresentato una piccola nota stonata, attenuata, però, dalla suggestione del duetto d’amore illuminato da un cielo stellato, un momento magico che ha esaltato l’emozione della serata.
La calorosa accoglienza del pubblico e la prevista replica testimoniano l’attualità e la forza emotiva di un’opera che continua a commuovere e a ispirare.
L’eredità di Cranko, attraverso la sua capacità di fondere musica, danza e narrazione, rimane viva e continua a risplendere.