Ieri sera, i Parchi di Nervi hanno fatto da cornice a un evento di straordinaria levatura: un tributo al genio coreografico di Frederick Ashton, offerto dal Royal Ballet nell’ambito del Festival del Balletto.
La serata, articolata in sei titoli, ha offerto un affresco completo della poetica ashtoniana, rivelando la sua profonda radice nella tradizione classica, reinterpretata con un’audacia e una sensibilità uniche.
Lungi dall’essere una mera imitazione, Ashton seppe infondere nuova linfa alla danza classica, fondendola con elementi di inattesa originalità, creando un linguaggio coreografico inconfondibile.
Un elemento chiave del suo lavoro è l’intima connessione tra movimento e suono.
Ashton non concepiva la danza come una sequenza di passi isolati, ma come un dialogo continuo tra corpo e musica, un’interazione che si traduceva in una straordinaria espressività.
Questa simbiosi si manifestava anche attraverso un sottile senso dell’ironia, spesso presente nelle sue creazioni, e in una capacità innata di coinvolgere emotivamente il pubblico, immergendolo in un universo narrativo ricco di sfumature.
L’eterogeneità delle sue opere, sia per dimensione che per approccio – dalla narrazione estesa all’astrazione pura – ha rappresentato uno degli aspetti più affascinanti della serata.
Il culmine emotivo è stato raggiunto con *Marguerite and Armand*, un balletto ispirato alla tragica vicenda di Violetta Valéry e il suo amore tormentato per Armand, un soldato.
L’interpretazione di Liszt, eseguita dal vivo da Robert Clark, ha amplificato l’intensità drammatica, esaltando la sublime eleganza e la passionalità di Marianela Núñez e Jakob Feyferlik.
La coreografia, un intreccio sapiente di passi lirici, momenti di tensione e sequenze mimiche di profonda espressività, ha saputo catturare l’essenza della tragedia verdiana.
Altrettanto memorabile è stata *Rhapsody*, un’esplosione di virtuosismo ispirata alla Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninoff, interpretata magistralmente da Robert Clark e Kate Shipway.
Ashton, con la sua inimitabile capacità di trasfigurazione, ha tradotto le ardite acrobazie violinistiche di Paganini, rivissute sulla tastiera da Rachmaninov, in un linguaggio coreografico di straordinaria energia, un gioco sapiente di salti, di braccia, di gambe, perfettamente sincronizzato con la musica.
Mayara Magri e Luca Acri hanno saputo incarnare con maestria la complessità del balletto.
La prima parte della serata ha offerto un assaggio di altre creazioni ashtoniane, tra cui un *Pas de Quatre* tratto dal *Lago dei Cigni*, *The Dream* ispirato al *Sogno di una notte di mezza estate*, *Facade*, una brillante rivisitazione ironica del tango di Walton, e *Voci di Primavera*, un omaggio al valzer di Johann Strauss.
L’eccellenza tecnica e l’interpretazione appassionata di tutti i ballerini hanno reso omaggio alla grandezza del coreografo.
Nonostante la bellezza della performance, un’ombra si è posata sulla serata: la carenza organizzativa del bar, evidentemente inadeguato ad accogliere il vasto pubblico presente.
Si auspica un intervento risolutivo per garantire a future manifestazioni di prestigio un servizio all’altezza delle aspettative.
La replica è prevista oggi al Teatro Carlo Felice.