Un Appello al Governo per il Futuro dell’Acciaieria d’Italia: Tra Crisi Industriale, Tensioni Sociali e Rischio di DismissioneUn monito urgente e formale è stato indirizzato dal fronte sindacale metalmeccanico – Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in merito alle ripercussioni potenzialmente catastrofiche derivanti dall’implementazione del cosiddetto “ciclo corto” presso l’Acciaieria d’Italia (ex Ilva).
La missiva, rivolta alla Presidente Meloni e ai principali esponenti del Governo, delinea un quadro di profonda preoccupazione, segnato da crescenti tensioni sociali e un rischio tangibile di un effetto domino con ricadute pesanti su intere comunità industriali.
Il piano “ciclo corto”, presentato recentemente, solleva interrogativi cruciali e alimenta timori concreti.
Oltre alle già esistenti incertezze che gravano sul futuro dell’azienda – legate ai processi di decarbonizzazione, alla sua sostenibilità industriale e alla tutela dell’occupazione – si aggiunge un sospetto sempre più radicato: quello di una manovra volta non alla riqualificazione e al rilancio dell’industria siderurgica italiana, ma a una graduale e mascherata operazione di dismissione.
La decisione di ridurre drasticamente le attività produttive, con la conseguente chiusura di forni fondamentali, si preannuncia un colpo mortale per gli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi, minando le prospettive di sviluppo e lasciando a terra migliaia di lavoratori e le loro famiglie.
L’invio di coils da Taranto agli altri stabilimenti, presentato come soluzione temporanea, non può in alcun modo compensare la perdita di capacità produttiva e l’erosione delle competenze.
I sindacati rivendicano con forza il ritiro immediato del piano “ciclo corto” e la sospensione di qualsiasi azione volta a ridurre ulteriormente la produzione.
Chiedono inoltre un’azione decisa per garantire la continuità operativa, attraverso un piano di manutenzione straordinaria degli impianti e la garanzia di un adeguato flusso di materiali.
Si oppongono fermamente a qualsiasi forma di allontanamento forzato dei lavoratori, attraverso corsi di formazione privi di prospettive occupazionali concrete, evidenziando la necessità di investimenti in formazione mirata e qualificata.
La gravità della situazione richiede un intervento governativo tempestivo e incisivo.
I segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella sollecitano pertanto una convocazione urgente a Palazzo Chigi, con la diretta partecipazione della Presidente Meloni, per avviare un tavolo di confronto costruttivo e trovare soluzioni condivise.
I sindacati metalmeccanici ribadiscono la loro disponibilità al dialogo, ma avvertono che, in assenza di risposte concrete e di un impegno governativo volto a proteggere il futuro dell’Acciaieria d’Italia e dei suoi lavoratori, non esiteranno a mobilitare tutte le forze sindacali a livello nazionale, attraverso iniziative di protesta e azioni di lotta.
La posta in gioco è troppo alta per rimanere inerti: si tratta di difendere un patrimonio industriale, un tessuto sociale e un futuro di sviluppo per l’Italia.






