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sabato 25 Ottobre 2025

Blue Economy Italiana: La Burocrazia frena la crescita.

L’ambizione di plasmare una vera “blue economy” italiana si scontra, con insistenza, con una realtà strutturale complessa: l’inerzia burocratica che permea l’azione pubblica.
Il Ministro per le Politiche del Mare, Nello Musumeci, durante l’apertura della “Genoa Shipping Week”, ha espresso una preoccupazione condivisa, tracciando un quadro impellente per il futuro del settore marittimo nazionale.
Non si tratta di promesse vuote, ma di un impegno concreto a demolire barriere amministrative che soffocano l’innovazione e la competitività.
L’Italia, fondata su un sistema amministrativo intrinsecamente complesso, rischia di perdere terreno rispetto a Paesi limitrofi nel Mediterraneo, dove la reattività e la capacità di adattamento si rivelano spesso decisive.
La concorrenza in questo ambito è feroce, e l’eccessiva frammentazione delle competenze, con un numero eccessivo di enti pubblici coinvolti nei processi decisionali, ostacola la creazione di un ecosistema favorevole alla crescita.
Questa molteplicità di attori, spesso incapaci di una sinergia efficace, genera ritardi e incertezze che penalizzano le imprese e rallentano l’implementazione di progetti strategici.
Il Ministro sottolinea come la politica del mare, storicamente relegata ai margini dell’attenzione governativa, debba emergere come priorità nazionale.
Questa transizione, tuttavia, non è agevole.

Richiede la capacità di navigare un intricato panorama politico, mediando tra le esigenze di undici colleghi ministeriali e affrontando le resistenze di movimenti ambientalisti che, pur nella loro nobiltà d’intenti, rischiano di compromettere lo sviluppo industriale, portando a una desertificazione produttiva.
Per rispondere a questa sfida, il Cipom (Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare) è stato chiamato a svolgere un ruolo chiave nell’accelerazione dei processi decisionali.
L’approvazione al Senato della legge sulla subacquea, l’istituzione di un’agenzia specializzata e la discussione di un disegno di legge sulla valorizzazione del mare testimoniano un impegno politico concreto, seppur fragile, verso la sburocratizzazione.
Un esempio emblematico delle inefficienze amministrative è rappresentato dai dragaggi portuali, un’operazione che, per essere completata, richiede tempi inaccettabili: tre anni, un lasso di tempo esasperante in un contesto economico globale dinamico e competitivo.

L’urgenza di questa trasformazione è ulteriormente accentuata dalla consapevolezza che l’esperienza politica del Ministro, come quella di ogni legislatura, ha una scadenza imminente, rendendo l’attuazione delle riforme ancora più critica.

Si tratta, in definitiva, di imprimere una svolta radicale, liberando il potenziale inespresso del mare italiano e proiettandolo verso un futuro di crescita sostenibile e prosperità.

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