Il tessuto connettivo della portualità italiana è paralizzato da un’emergenza nomine che ne mina la capacità di risposta alle sfide globali e regionali. Un coro unanime di rappresentanti del cluster marittimo – Alis, Ancip, Assiterminal, Assologistica, Confitarma, Federagenti e Uniport – lancia un appello inequivocabile, pur nel rispetto dei delicati equilibri istituzionali tra Parlamento e Governo. Non si tratta di un mero atto formale, bensì di un imperativo per la vitalità strategica del Paese.La situazione attuale, caratterizzata da un vuoto gestionale prolungato, soffoca l’efficienza dei porti, frenando l’avanzamento di progetti infrastrutturali cruciali per la competitività nazionale. L’attesa, inaccettabile, contrasta con il lavoro già compiuto: candidati qualificati, approvati dalle autorità regionali e sottoposti a scrutinio parlamentare, rimangono in stand-by, incapaci di assumere le responsabilità che il sistema portuale richiede. L’esempio dell’Adsp del Mar Ligure Occidentale, e di altre realtà simili, incarna questa frustrante realtà.Le Autorità di Sistema Portuale (ASP) non sono semplici enti amministrativi; rappresentano il fulcro di un ecosistema complesso, dove convengono interessi economici, esigenze di sviluppo sostenibile, imperativi logistici e ambizioni territoriali. Il loro ruolo è quello di orchestrazione, di visione d’insieme, di capacità di coordinamento tra le molteplici figure coinvolte: terminalisti, armatori, operatori logistici, agenti marittimi, imprese di servizi ausiliari, amministrazioni pubbliche.La carenza di leadership in queste posizioni chiave incide negativamente su diversi fronti: la capacità di attrarre investimenti esteri, l’efficienza operativa dei terminal, la gestione dei flussi di merci, la promozione di soluzioni innovative in tema di transizione energetica e digitalizzazione. Un sistema portuale efficiente è un moltiplicatore di ricchezza, un motore di crescita per l’economia nazionale, un volano per l’occupazione.Le ASP devono essere in grado di anticipare le tendenze del mercato globale, di adattarsi rapidamente ai cambiamenti geopolitici, di abbracciare le sfide della sostenibilità ambientale. Ciò richiede leadership forte, competenze specialistiche, visione strategica e capacità di dialogo con tutti gli stakeholder. La necessità di un “raccordo” rinnovato, come sottolineano le associazioni, evidenzia l’urgenza di ristabilire un clima di collaborazione e fiducia, superando le divisioni politiche e valorizzando il merito professionale. L’Italia non può permettersi di sacrificare il proprio ruolo strategico nel Mediterraneo a causa di ritardi burocratici e scelte politiche miopie. La portualità italiana merita di più, e il Paese ne ha strettamente bisogno.
Emergenza nomine: i porti italiani a rischio, un appello urgente.
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