L’eredità industriale dell’ex Ilva a Genova si pone oggi come un nodo cruciale per il futuro economico del territorio, alimentando un dibattito complesso tra necessità di rilancio produttivo, tutela del patrimonio ambientale e definizione di una visione strategica a lungo termine. La recente interrogazione del consigliere Francesco Maresca ha riacceso l’attenzione su un aspetto fondamentale: la destinazione d’uso delle aree dismesse, attualmente sottoutilizzate e con un potenziale inespresso.La posizione del vicesindaco Alessandro Terrile, condivisa dall’amministrazione Salis, è chiara: le aree ex Ilva conservano una vocazione intrinseca all’industria, primariamente siderurgica, e dev’essere evitato, a suo dire, di vincolarle a destinazioni alternative che ne comprometterebbero il valore strategico. Questa affermazione non è un mero atto formale, ma riflette una consapevolezza profonda del ruolo storico e produttivo che il sito ha assunto nel panorama industriale genovese e nazionale.L’attuale sottoutilizzo delle aree, che ne sfrutta solo una frazione, evidenzia una situazione anomala in un contesto logistico che soffre di una cronica carenza di spazi dedicati alla produzione e alla movimentazione delle merci. La revisione dell’accordo di programma del 2005 si presenta, quindi, come un’urgenza necessaria per adeguare le strategie di sviluppo alle mutate esigenze del mercato e alle nuove opportunità tecnologiche.Il progetto di realizzazione di un forno elettrico, al centro del dibattito attuale, incarna la volontà di ricostruire una filiera produttiva integrata, capace di valorizzare le competenze locali e di generare nuovi posti di lavoro. Tuttavia, la sua fattibilità è indissolubilmente legata all’evoluzione della situazione degli stabilimenti di Taranto e degli altri siti ex Ilva, elementi chiave per definire il futuro dell’acciaio in Italia.La prospettiva del Comune di Genova è quella di salvaguardare la vocazione industriale e siderurgica, almeno fino a quando il quadro complessivo non sarà definito. Ma, al di là di questa contingenza, la visione a lungo termine è quella di garantire che le aree ex Ilva mantengano una destinazione industriale, anche se non più espressamente siderurgica. Questo implica la capacità di accogliere attività manifatturiere diversificate, ma comunque coerenti con le caratteristiche del territorio e con le esigenze di crescita economica. In altre parole, si tratta di creare un polo industriale polifunzionale, in grado di attrarre investimenti, generare occupazione qualificata e contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio genovese. La sfida è complessa, ma la posta in gioco è troppo alta per non affrontarla con determinazione e lungimiranza.
Ex Ilva Genova: tra rilancio industriale e nuove destinazioni.
Pubblicato il
