La presenza industriale di Leonardo a La Spezia si appresta a vivere una fase di espansione strategica, alimentata da un afflusso di commesse militari di proporzioni considerevoli, stimato in decine di miliardi di euro nei prossimi anni.
L’azienda, fulcro del rinnovo tecnologico delle forze armate italiane, manifesta un crescente bisogno di spazio, focalizzando l’attenzione sull’area dismessa della centrale termoelettrica Enel, un sito di rilevanza strategica per lo sviluppo industriale futuro, sebbene le trattative in corso non abbiano ancora prodotto risultati concreti.
Il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa (DPP) 2025-27 conferma il ruolo centrale dello stabilimento spezzino, non solo per il vitalissimo programma di modernizzazione dei mezzi corazzati per l’Esercito Italiano, ma anche per la sua capacità di fungere da polo di eccellenza nella produzione di sistemi d’arma all’avanguardia.
Tra le commesse più significative spicca il programma “Ariete C2”, un investimento di 750 milioni di euro per l’aggiornamento di 150 carri armati, affiancato dalla produzione dei cacciacarro “Centauro II”, un progetto da circa 2 miliardi di euro destinato sia alle Forze Armate Italiane che alla Repubblica Federativa del Brasile.
Quest’ultimo programma vede una collaborazione sinergica con Iveco, specializzata nella fornitura degli scafi.
Ma l’orizzonte industriale di Leonardo si estende ben oltre, includendo la complessa commessa LRMV (Light Multi-Role Vehicle), frutto di una joint venture con il colosso tedesco Rheinmetall.
Si tratta di un progetto di ampia portata che prevede la fornitura di 270 veicoli corazzati di nuova generazione, con diverse varianti, per un investimento complessivo stimato in 5,5 miliardi di euro entro il 2038, a cui si aggiungono oltre mille mezzi corazzati per la fanteria, per una spesa superiore agli 8 miliardi di euro entro il 2039.
A questi si sommano le consolidate linee di produzione di artiglierie navali e i sistemi antiaerei Samp/T NG, consolidando la posizione strategica dello stabilimento spezzino.
“La Spezia è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano in questo scenario,” sottolinea Graziano Leonardi, segretario generale provinciale della Uilm, evidenziando però due criticità imprescindibili: la carenza di spazi adeguati e la necessità di rafforzare l’indotto locale.
La trattativa per l’acquisizione delle aree ex Enel rappresenta una priorità assoluta, mentre la creazione di aggregazioni, anche temporanee, tra imprese del territorio, si pone come imperativo per garantire una filiera corta e valorizzare le micro, piccole e medie imprese locali, spesso portatrici di know-how e competenze specialistiche.
La prospettiva dell’area industriale di Vallegrande potrebbe estendersi, coinvolgendo anche lo stabilimento MBDA, anch’esso impegnato in progetti di ampliamento.
Un intervento di pianificazione strategica a livello politico è essenziale per definire un indirizzo chiaro per lo sviluppo industriale della città.
“È il governo che deve assumere la responsabilità di gestire questa trasformazione,” afferma Leonardi, auspicando l’impegno dei rappresentanti parlamentari a Roma, indipendentemente dall’orientamento politico, per sostenere le istanze del territorio.
Il momento attuale offre opportunità uniche per elevare l’area di Vallegrande a un polo industriale di eccellenza, capace di trainare la crescita economica e l’occupazione in tutta la regione.







