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AMT Genova: tra legalità, lavoro e scelte strategiche

L’affidamento in house del servizio di trasporto urbano ed extraurbano al gestore AMT da parte del Comune di Genova, durante la giunta Bucci, solleva un dibattito complesso che trascende la mera legalità formale.

La posizione del Presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, respinge categoricamente l’accusa di illegittimità avanzata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), definendola un’opinione rispettabile, ma priva di fondamento giuridico.

Tuttavia, il nodo cruciale non risiede unicamente nella conformità alla legge, bensì nelle implicazioni socio-economiche e di governance di tale scelta.

L’in house, per sua natura, elude la competizione del mercato attraverso le procedure di gara pubblica, un principio cardine dell’economia di mercato volto a garantire la massima efficienza e il miglior rapporto qualità-prezzo per l’ente appaltante e, in ultima analisi, per i cittadini.
La decisione di optare per l’AMT, azienda municipalizzata, si giustifica, secondo Bucci, con la necessità di tutelare l’occupazione e di garantire una ricaduta economica sul territorio, perseguendo un obiettivo di politica sociale che, pur lodevole, pone la questione del bilanciamento tra interesse pubblico e tutela del posto di lavoro.
La critica dell’ANAC, che evidenzia la potenziale limitazione della concorrenza e l’assenza di dinamiche di mercato, non è stata, a detta del Presidente, adeguatamente considerata nella fase di assegnazione, presumibilmente a causa di un’incompleta comprensione dei documenti giustificativi prodotti dalla Città Metropolitana.

L’ANAC, con la sua posizione, manifesta una preferenza per un modello di gestione aperto al mercato, ritenendo che l’in house comporti una rinuncia a benefici derivanti dalla competizione.
L’interesse regionale nell’entrare nell’AMT, recentemente riaffermato, suggerisce una visione strategica che va oltre la mera gestione operativa del servizio.

Un coinvolgimento regionale potrebbe significare una condivisione di responsabilità, un apporto di risorse aggiuntive e una potenziale revisione del modello di governance dell’azienda.
La decisione, tuttavia, è rimessa alla volontà del Sindaco e del Vicesindaco, sottolineando la delicatezza della questione e la necessità di un’attenta valutazione politica.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sul ruolo dell’ente pubblico, sul rapporto tra efficienza economica e tutela sociale, e sulla necessità di un dibattito trasparente e inclusivo sulle scelte di gestione dei servizi essenziali, superando una visione semplicistica che contrappone legalità formale e interesse collettivo.

L’affidamento in house non è intrinsecamente negativo, ma richiede una giustificazione stringente e un monitoraggio costante per assicurare che gli obiettivi di politica sociale perseguiti non compromettano l’efficienza e la qualità del servizio offerto alla comunità.

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