venerdì 10 Ottobre 2025
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Genova

Genova: Consiglio Comunale al collasso, minacce e azioni legali

La recente seduta del Consiglio Comunale di Genova si è trasformata in un episodio di profonda rottura, sollevando interrogativi cruciali sulla decoro del dibattito pubblico e sui limiti della libertà di espressione, culminando in una potenziale escalation legale.
Al centro della controversia, un ordine del giorno dedicato alla memoria di Norma Cossetto, figura storica tragicamente legata alle foibe, ha innescato una spirale di accuse e contro-accuse che rischia di trascinare in tribunale esponenti politici di diverse fazioni.

Francesca Ghio, capogruppo di Avs, ha denunciato un’aggressione verbale subita da tre consiglieri a seguito delle sue osservazioni relative all’interpretazione ideologica associata alla figura di Cossetto, definita inavvertitamente “fascista” durante la discussione.
Questa affermazione, apparentemente innocua, ha provocato una reazione spropositata, sfociata in insulti e minacce dirette alla consigliera, perpetrati in presenza di testimoni.

La sua decisione di adire le vie legali, affidando l’incarico all’avvocato Michele Ispodamia, sottolinea l’intenzione di perseguire i responsabili e ristabilire un clima di rispetto all’interno dell’istituzione.
La vicenda non si limita alla dinamica interna al Consiglio.
La consigliera Ghio ha espresso profonda preoccupazione per le reazioni veementi scatenate sui social media da parte di esponenti di centrodestra e i loro sostenitori.

Messaggi di violenza, con allusioni inquietanti a un destino simile a quello subito da Norma Cossetto per lei e i suoi familiari, hanno amplificato la gravità della situazione.

Questa escalation online, alimentata da un’apparente volontà di provocazione e di emulazione di un’odio preesistente, ha reso necessario un ulteriore passo legale.
La consigliera Ghio sta quindi valutando una denuncia che coinvolga, oltre agli autori diretti dell’aggressione verbale, i “leoni da tastiera” che, fomentati da figure politiche di spicco, hanno diffuso messaggi d’odio e minacce.
Le accuse formulate potrebbero includere minaccia, diffamazione a mezzo stampa (considerando la viralità dei contenuti online) e, soprattutto, istigazione a delinquere, elemento particolarmente grave in quanto implica l’incitamento attivo a comportamenti illegali.

La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità politica e civile nell’era digitale.
La velocità con cui le informazioni, anche quelle false o tendenziose, si propagano sui social media rende ancora più urgente la necessità di un controllo etico e di un’educazione alla responsabilità nell’utilizzo di questi strumenti.
Il caso di Genova, dunque, non è solo una disputa politica locale, ma un campanello d’allarme per l’intera società, invitando a riflettere sui pericoli dell’odio online e sulla necessità di tutelare la libertà di espressione, garantendo al contempo il rispetto della dignità umana e la sicurezza delle istituzioni democratiche.

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