Genova traccia una linea di demarcazione netta contro lo sfruttamento lavorativo, inaugurando un mandato amministrativo improntato alla tutela della dignità del lavoro e alla responsabilità sociale.
La sindaca Silvia Salis, in una dichiarazione che definisce l’orientamento politico dell’amministrazione, annuncia l’abbandono di pratiche di finanziamento pubblico che, di fatto, sostenevano forme di lavoro precario e sottopagato.
L’atto si concretizza nell’approvazione, da parte della giunta comunale, di una manovra di bilancio complessiva di 24,5 milioni di euro, denominata “riequilibrio di bilancio”, che include un aumento dell’IMU sulle case affittate a canone concordato, pari a 5,5 milioni, e, soprattutto, una delibera di indirizzo riguardante l’introduzione del salario minimo.
L’assessore al Lavoro, Emilio Robotti, sottolinea che la delibera, pur non prevedendo stanziamenti diretti, avrà effetti immediati, tenuto conto dei tempi procedurali burocratici.
L’innovazione cruciale risiede nell’integrazione di criteri sociali negli appalti pubblici: le aziende che si impegneranno a garantire ai propri dipendenti un salario minimo di 9 euro lordi orari vedranno premiata la propria offerta.
Questo intervento si focalizza in particolare sui settori dove la pratica del salario minimo è più spesso violata, come il facchinaggio, le pulizie e la vigilanza, aree caratterizzate da una diffusa precarietà e da condizioni di lavoro spesso degradanti.
La delibera non si limita al mero salvaguardia del salario minimo.
Affianca incentivi legati all’applicazione integrale dei contratti collettivi di lavoro, riconoscendo il valore della contrattazione collettiva come strumento di tutela dei diritti dei lavoratori.
Si introduce, inoltre, una componente di premialità per le aziende che implementano politiche di parità di genere e promuovono la sicurezza sul lavoro.
L’amministrazione comunale, in questo approccio, si riconosce come un’organizzazione di lavoro complessa, il cui impatto sulla città è significativo, e assume la responsabilità di agire come modello di correttezza e responsabilità sociale.
Secondo i dati della CGIL, circa 5000 lavoratori impiegati da aziende che operano per conto del Comune di Genova percepiscono retribuzioni inferiori alla soglia minima di 9 euro lordi orari.
Questa cifra evidenzia l’ampiezza del fenomeno e l’urgenza di misure concrete per garantire condizioni di lavoro dignitose e paritarie.
La decisione del Comune rappresenta un passo significativo verso la costruzione di un sistema economico più equo e sostenibile, che pone al centro il benessere e la tutela dei diritti dei lavoratori.
L’iniziativa è destinata a innescare un effetto moltiplicatore, spingendo anche altre amministrazioni e imprese a seguire l’esempio, contribuendo a un cambiamento strutturale nel panorama lavorativo locale e nazionale.