sabato 11 Ottobre 2025
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Genova, polemica Salis-centrodestra: libertà di espressione al centro

La polemica sollevata dalla partecipazione della sindaca di Genova, Silvia Salis, all’incontro con la relatrice delle Nazioni Unite Francesca Albanese, in concomitanza con l’anniversario degli attentati di Hamas, si configura come un complesso scontro di valori e principi che trascende la mera discussione politica locale.

Le accuse provenienti dall’area politica di centrodestra, che invocano un presunto limite all’esercizio del diritto di manifestazione in ragione della natura dell’ospite, vengono energicamente respinte dalla sindaca, che ricorda un precedente emblematico: la commemorazione di Ugo Venturini del 2025, durante la quale saluti romano risuonarono nel cuore di Genova.
La sindaca Salis non si limita a difendere la legittimità dell’incontro con Albanese, ma lo colloca in una prospettiva più ampia, sottolineando l’incoerenza di una critica selettiva.

Se, da un lato, si giustifica l’espressione di opinioni anche quelle che richiamano un passato problematico come nel caso dei saluti romani durante la commemorazione di Venturini, dall’altro si tenta di limitare la partecipazione di un rappresentante delle Nazioni Unite incaricato di monitorare le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati.

Questo contrasto evidenzia una profonda divergenza di vedute sulla natura del diritto di manifestazione, che dovrebbe, secondo la sindaca, essere garantito a tutti, indipendentemente dalle opinioni espresse o dalla potenziale sensibilità di certi argomenti.

La polemica non riguarda quindi un’astratta questione di ordine pubblico, ma un principio fondamentale di libertà di espressione e di dibattito democratico.

La scelta di ospitare l’incontro con Francesca Albanese è presentata come un atto di coerenza con i valori di una città che si riconosce come inclusiva e aperta al confronto, anche quando si tratta di temi delicati e controversi.

La sindaca respinge con fermezza le accuse di populismo, ribadendo che il ruolo delle istituzioni è quello di garantire il pluralismo delle voci e di creare spazi di dialogo costruttivo, piuttosto che censurare o limitare la libertà di pensiero.

La denuncia dell’incoerenza è un elemento centrale del suo ragionamento: se si difende il diritto di manifestare con simboli e invocazioni del passato, è inaccettabile negare la possibilità di ascoltare le preoccupazioni e le analisi di chi si batte per i diritti umani a livello internazionale.

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