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venerdì 31 Ottobre 2025

Genova: Scontro al Metropolitano, bloccata la tariffa AMT

La prima convocazione del Consiglio Metropolitano di Genova si è conclusa con un plateale insediamento, una mancata costituzione dovuta alla defezione del gruppo di centrodestra.
L’assenza ha impedito l’approvazione di un atto cruciale: la presa d’atto della nuova politica tariffaria proposta da AMT, l’azienda di trasporto pubblico locale.
La composizione del Consiglio, divisa equamente tra centrodestra, centrosinistra-M5S e la Sindaca Silvia Salis, ha reso impossibile raggiungere il quorum di dieci consiglieri eletti necessari per deliberare, poiché la Sindaca, pur essendo membro di diritto, non viene considerata nel calcolo costitutivo.
Questa circostanza, apparentemente procedurale, rivela una frattura più profonda nel tessuto istituzionale dell’area metropolitana.

I consiglieri di opposizione, rappresentanti di un elettorato che ha espresso una chiara volontà di equilibrio politico, hanno scelto di abbandonare l’aula come gesto di protesta.
“Non siamo una minoranza, ma il risultato elettorale lo dimostra”, ha sottolineato il consigliere Carlo Gandolfo (FdI), evidenziando la volontà di una rappresentanza ampia e inclusiva.
L’atto di boicottaggio è interpretato come una critica all’approccio decisionale della Sindaca, accusata di privilegiare logiche di schieramento politico a discapito di un confronto aperto e costruttivo che tenga conto delle esigenze di tutte le comunità dell’area vasta.
L’oggetto della discussione, la revisione della politica tariffaria di AMT, assume una connotazione ancor più problematica se considerata nel contesto più ampio.

La richiesta di approvazione giunge in un momento in cui le decisioni relative alla tariffazione sono già state ampiamente diffuse attraverso i media, sollevando interrogativi sulla trasparenza del processo decisionale e sulla reale possibilità di influenza del Consiglio Metropolitano.

Il gesto di approvazione, in questa ottica, si configura come una sorta di “sanatoria” a scelte predeterminate, prese al di fuori delle sedi istituzionali competenti.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di coinvolgimento dei territori, che stanno già sopportando le conseguenze di disservizi e interruzioni nel sistema di trasporto pubblico.
L’assenza di un dibattito pubblico e la mancata consultazione con le realtà locali denotano una distanza tra le istituzioni e i cittadini, alimentando un sentimento di frustrazione e disillusione.

L’episodio, lungi dall’essere una semplice questione procedurale, si rivela un sintomo di una più ampia crisi di governance, che richiede un profondo ripensamento dei modelli decisionali e una maggiore attenzione alle esigenze delle comunità locali.
La speranza è che questo episodio possa fungere da monito, aprendo la strada a un nuovo approccio politico improntato al dialogo, alla trasparenza e alla partecipazione attiva dei cittadini.

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