La comunità giornalistica ligure, attraverso l’Associazione Ligure dei Giornalisti e l’Ordine dei Giornalisti della Liguria, manifesta una ferma adesione allo sciopero dei colleghi de *La Repubblica*, un gesto di protesta che riflette una profonda preoccupazione per il futuro del panorama editoriale italiano.
L’annuncio di una possibile cessione del gruppo Gedi, l’editore de *La Repubblica*, rappresenta un momento critico, sigillo di un progressivo e sistematico depauperamento che ha caratterizzato il percorso dell’azienda negli ultimi anni.
Il comunicato del Comitato di Redazione (CDR) de *La Repubblica* coglie nel segno: la vendita, se confermata, non sarebbe semplicemente un cambio di proprietà, ma la conclusione di un processo di smantellamento pianificato, orchestrato dall’attuale leadership, guidata da John Elkann. Questo percorso, segnato da tagli al personale, riduzione degli investimenti e progressiva erosione della qualità dell’informazione, ha eroso la vitalità e l’indipendenza di un’istituzione che ha contribuito in maniera significativa al dibattito pubblico nazionale.
La solidarietà dell’Assostampa Ligure e dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria si estende anche ai colleghi de *La Stampa*, un altro pilastro del gruppo Gedi, la cui redazione ha scelto di non pubblicare il quotidiano in segno di protesta.
Questo gesto di coesione tra le testate evidenzia l’ampiezza della crisi e la consapevolezza condivisa che la salute del giornalismo italiano sia a rischio.
L’operazione di cessione solleva interrogativi cruciali sulla proprietà dei media e sulla sua influenza nel plasmare l’opinione pubblica.
La trasparenza è un imperativo: è necessario un’indagine approfondita per comprendere le motivazioni alla base di questa decisione e per garantire che il futuro acquirente si impegni a preservare la qualità dell’informazione, l’indipendenza editoriale e i diritti dei lavoratori.
La tutela dell’occupazione è un elemento imprescindibile.
Qualsiasi accordo di cessione deve includere garanzie concrete e vincolanti per i livelli occupazionali, a tutela del patrimonio di competenze e professionalità accumulato nel corso degli anni.
Il mantenimento di una redazione robusta e qualificata è essenziale per continuare a svolgere un ruolo di controllo e di servizio alla comunità.
Oltre alle questioni economiche e contrattuali, la vicenda Gedi pone interrogativi più ampi sul futuro del giornalismo nell’era digitale.
È necessario ripensare i modelli di business, sperimentare nuove forme di finanziamento e promuovere l’innovazione tecnologica, senza compromettere i principi fondamentali dell’etica professionale e dell’indipendenza editoriale.
La crisi attuale può rappresentare un’opportunità per un rinnovamento profondo del sistema informativo italiano, ma solo a patto di affrontare le sfide con coraggio, determinazione e una visione chiara del bene comune.






