Il consueto confronto natalizio tra l’opposizione di centrodestra e l’amministrazione guidata da Monica Salis si è infiammato in consiglio comunale, sollevando interrogativi profondi sulla gestione delle tradizioni, la memoria collettiva e la rappresentazione dell’identità civica.
L’interrogazione presentata dalla capogruppo della Lega, Paola Bordilli, ha accusato l’amministrazione di un progressivo smantellamento delle iniziative natalizie, mettendo in discussione la continuità delle pratiche consolidate nel tempo.
L’elenco delle attività eliminate – concerti, luminarie, corsi di presepismo, concerti di campane, la tradizionale animazione della slitta di Babbo Natale – è stato interpretato come un deliberato attacco al tessuto sociale e culturale della città.
La risposta della sindaca Salis, intervenuta al posto della sua assessora al Turismo, ha contestato con forza la narrazione fornita dall’opposizione, smontando l’immagine di una tradizione ininterrotta e secolare.
Salis ha evidenziato come il presepe a Palazzo Tursi fosse stato effettivamente presente solo negli ultimi due anni, confutando la percezione di una continuità decennale e smentendo l’accusa di voler reprimere un patrimonio culturale radicato.
L’amministrazione si è definita pronta a conciliare il rispetto delle usanze con l’innovazione, rifiutando l’etichetta di “Grinch” e respingendo le accuse di ideologia estremista, generate da un post sui social media del capogruppo di Vince Genova, Pietro Piciocchi, che aveva denunciato la decisione di non allestire il presepe come un atto di “furia ideologica”.
La discussione ha assunto toni particolarmente elevati, con riferimenti ad accuse di “pericolosa furia estremista” e contestazioni reciproche sull’accuratezza della memoria storica.
La consigliera della Lista Salis, Sara Tassara, ha introdotto un elemento di riflessione etica e geopolitica, richiamando l’immagine del Bambin Gesù nato nella devastata Gaza, invitando a una profonda riflessione sulla sofferenza e la precarietà che affliggono molte parti del mondo.
La chiusura del dibattito è stata caratterizzata da una critica di Pietro Piciocchi nei confronti dei toni usati dalla sindaca, accusandola di arroganza e di rivolgersi con prepotenza non alla sua maggioranza, ma all’opposizione.
La vicenda, ben oltre la mera questione delle iniziative natalizie, si configura come una rappresentazione più ampia delle tensioni politiche che attraversano la città, sollevando interrogativi sulla gestione del patrimonio culturale, il ruolo della politica nella definizione dell’identità civica e l’importanza di un dibattito pubblico costruttivo e rispettoso delle diverse sensibilità.
Il contrasto tra passato e presente, tradizione e innovazione, memoria e progetto futuro, emerge come un elemento centrale di questo conflitto, invitando a una riflessione più ampia sul significato del Natale e sul ruolo della comunità nel celebrare i valori di pace, solidarietà e speranza.






