Nel cuore del dibattito politico ligure, il Consiglio Regionale si è acceso di polemiche durante la discussione cruciale del disegno di legge che ambisce a ridisegnare i contorni della dirigenza regionale.
Una mossa tattica della maggioranza di centrodestra, definita da molti come un’imposizione, ha determinato un contingentamento del dibattito, formalizzato in una conferenza dei capigruppo che ha suscitato l’acceso disappunto dell’opposizione di centrosinistra.
Quest’ultima contesta la legittimità di tale procedura, sostenendo che la limitazione del tempo a disposizione avrebbe dovuto essere deliberata preventivamente, configurando, a loro avviso, una palese forzatura del regolamento consiliare.
Attualmente, i consiglieri di opposizione stanno portando avanti la presentazione di un corposo pacchetto di sessanta emendamenti, un segnale tangibile della loro intenzione di contestare in profondità le linee guida proposte.
La tensione era palpabile anche in precedenza, quando una mozione dell’opposizione, che invocava un termine di sospensione quadriennale del disegno di legge, è stata respinta a maggioranza.
La mozione, profondamente radicata in una preoccupazione per la conformità del provvedimento con i principi cardine della Costituzione Italiana e con la normativa nazionale e regionale vigente, non è riuscita a ottenere il sostegno necessario.
Il disegno di legge, promosso dalla Giunta Bucci, introduce due nuove figure chiave all’interno dell’apparato regionale: il “Responsabile dell’Attuazione del Programma” e il “Direttore Generale di Coordinamento”.
Entrambe le posizioni, un elemento di forte contrasto con l’attuale struttura, sono destinate ad essere nominate direttamente dal Presidente della Giunta e a rispondere esclusivamente a lui, generando interrogativi sulla reale autonomia gestionale e sulla possibile concentrazione di potere.
La riforma interviene, inoltre, sulla definizione delle mansioni del Capo di Gabinetto, riducendone l’ampiezza operativa, e introduce una novità controversa: l’ammissibilità di figure politiche, anche provenienti da contesti regionali esterni alla Liguria, all’interno del Nucleo di Valutazione del Lavoro dei dipendenti regionali.
La prospettiva della maggioranza si focalizza sull’obiettivo di modernizzare e rendere più efficiente l’organizzazione regionale, sostenendo che le nuove figure proposte sono funzionali a questo scopo.
Al contrario, l’opposizione denuncia una proliferazione di incarichi, privi di reale necessità, e un rischio di politicizzazione eccessiva della burocrazia regionale, minando l’imparzialità e la trasparenza dell’azione amministrativa.
Il dibattito, quindi, si configura come un confronto non solo su una riforma specifica, ma su una visione più ampia del ruolo della politica e della pubblica amministrazione in Liguria.