Davanti al Consiglio regionale, un presidio unitario di CGIL, CISL e UIL esprime profonda preoccupazione per l’accelerato iter di riforma della sanità regionale, un processo che rischia di compromettere la tenuta stessa del sistema e di erodere i diritti dei cittadini liguri.
La mobilitazione sindacale non è un atto di opposizione sterile, bensì un campanello d’allarme volto a sollecitare un ripensamento radicale di un progetto che appare affrettato, incompleto e potenzialmente dannoso.
L’urgenza di una revisione del sistema sanitario è innegabile, ma imporre una riforma così strutturale in tempi così ristretti, bypassando un confronto autentico con le parti sociali, i Comuni e gli operatori sanitari, significa condannare l’iniziativa al fallimento.
Un cambiamento di tale portata richiede un processo deliberativo ampio, trasparente e partecipativo, capace di raccogliere le istanze provenienti dal territorio e di tener conto delle peculiarità del contesto locale.
La riforma, definita non a torto una “controriforma”, sembra orientata a centralizzare il potere decisionale, riducendo l’autonomia delle ASL e generando una pericolosa dipendenza da un unico soggetto gestore.
Questa scelta, oltre a soffocare l’innovazione e la capacità di adattamento del sistema, rischia di compromettere l’efficienza e l’equità nell’erogazione dei servizi sanitari, soprattutto nelle aree più periferiche e vulnerabili.
L’accento posto sull’introduzione di soggetti privati nel disegno del nuovo sistema sanitario desta particolare allarme.
Sebbene il partenariato pubblico-privato possa rappresentare uno strumento utile in alcuni contesti, è imprescindibile che il ruolo del privato sia definito in modo chiaro e rigoroso, garantendo la prevalenza dell’interesse pubblico e il controllo democratico sull’utilizzo delle risorse sanitarie.
Un’eccessiva liberalizzazione del settore, non supportata da adeguate tutele, potrebbe favorire la logica del profitto a scapito della qualità dell’assistenza e dell’accesso universale ai servizi.
I sindacati rivendicano, con forza, la necessità di investimenti significativi nel potenziamento della medicina territoriale, un pilastro fondamentale per garantire la continuità assistenziale e la prevenzione delle malattie.
L’aumento del personale sanitario, con l’assunzione di medici, infermieri e operatori socio-sanitari, è una priorità assoluta, così come il rinnovamento delle infrastrutture e l’ammodernamento delle tecnologie diagnostiche.
La battaglia per la sanità pubblica rappresenta il termometro dello stato sociale.
Un sistema sanitario efficiente, equo e accessibile a tutti è un diritto inalienabile, un investimento nel futuro della Liguria e un segno distintivo di una società civile matura.
Il silenzio e l’immobilismo non sono un’opzione.
La mobilitazione sindacale continuerà fino a quando non verranno garantiti il rispetto dei diritti dei lavoratori, l’ascolto delle istanze del territorio e la tutela della salute dei cittadini liguri.
La sospensione dell’iter di riforma è il primo passo verso una soluzione condivisa e sostenibile.






