Riforma Sanitaria in Liguria: Rottura e Proteste al Consiglio Regionale

La seduta del Consiglio Regionale della Liguria, dedicata alla riforma del sistema sanitario ligure, si è conclusa in un clima di profonda rottura e contestazione.

L’opposizione, in segno di protesta, ha formalmente abbandonato i lavori, denunciando un approccio deliberatamente sordo da parte della Giunta Bucci nei confronti delle istanze provenienti dal mondo del lavoro sanitario.

Il gesto, simbolico e significativo, è maturato nell’ambito di una giornata segnata da intense manifestazioni di protesta, organizzate dalle principali sigle sindacali – CGIL, CISL e UIL – che hanno visto coinvolti operatori sanitari, infermieri, medici e personale amministrativo.
La loro presenza, visibile e vocale, ha trasformato gli spalti dell’assemblea e l’area antistante in un palcoscenico di disapprovazione, con cori ripetuti di “Vergogna!”.

Secondo il consigliere del Partito Democratico, Andrea Orlando, l’approvazione della riforma – avvenuta con il solo sostegno del centrodestra – rivela una direzione inaccettabile.

La riforma, a suo dire, non risponde alle reali esigenze del sistema sanitario ligure, ma appare funzionale a soddisfare gli interessi di una burocrazia elefantiaca, le direttive del Ministero dell’Economia e Finanza (MEF) e, soprattutto, a favorire l’espansione della sanità privata.

L’abbandono dei lavori dell’aula rappresenta, quindi, un atto di dissenso nei confronti di un processo decisionale percepito come autoritario e distante dalle esigenze dei cittadini e dei lavoratori del settore.

La denuncia dell’opposizione non si limita alla mancanza di ascolto, ma punta a svelare una logica di riforma che rischia di compromettere la qualità dei servizi sanitari e di accentuare le disuguaglianze nell’accesso alle cure.
Il gesto di protesta sottolinea una frattura profonda nel panorama politico regionale, ponendo l’accento sulla necessità di un confronto costruttivo e trasparente con tutti gli attori coinvolti nella gestione della sanità ligure, a partire dal personale sanitario, spesso in prima linea nell’affrontare le sfide di un sistema sotto pressione.
La riforma, così come presentata, rischia di esacerbare tensioni già esistenti e di erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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