Il velo dell’ironia, tessuto con l’acuta citazione di Taylor Swift (“Karma is a bitch”) e sigillato con la fede profonda nel divino (“Dio vede e provvede”), ha accompagnato le recenti dichiarazioni di Mario Balotelli, un’esplosione di sentimenti a poche ore dall’ufficiale esonero di Patrick Vieira dalla panchina del Genoa.
Un messaggio crudo, diretto, che rivela una frattura profonda e una frustrazione palpabile.
Le storie di Instagram dell’attaccante non si limitano a un semplice sfogo; rappresentano la sintesi di una stagione vissuta all’ombra dell’esclusione, percepita come ingiusta e priva di meritocrazia.
Vieira, un allenatore con cui Balotelli aveva già vissuto esperienze contrastate, in particolare durante il periodo a Nizza, sembra aver consolidato un rapporto conflittuale, culminato nell’esclusione dall’organico.
Le parole di Balotelli evocano un quadro di opportunismo e mancanza di rispetto verso il patrimonio sportivo del Genoa.
L’attaccante sottolinea come il lavoro profuso da Alberto Gilardino e Zangrillo, fondamenta su cui si era costruito un progetto solido e radicato nella passione per i colori rossoblù, sia stato sminuito e strumentalizzato.
Non si tratta solo di un cambio di allenatore, ma di una distorsione dei valori, di una profanazione di un’eredità costruita con fatica, dedizione e un profondo senso di appartenenza.
L’accusa è pesante: il lavoro altrui è stato sfruttato egoisticamente, senza la comprensione del suo reale valore e senza l’impegno a preservarlo.
Balotelli, arrivato a Genova con la speranza di ritrovare un ambiente stimolante e un progetto credibile, si trova ora a denunciare una deriva che lo allontana dalla sua visione del calcio.
La sua speranza è che l’esonero di Vieira possa segnare una svolta, aprendo la strada a persone autenticamente legate al club, capaci di incarnare i valori che animano la tifoseria e di perseguire un obiettivo comune: riportare il Genoa in una posizione di prestigio nel panorama calcistico.
Al di là del risentimento personale, emerge un appello alla responsabilità e alla coerenza.
Un desiderio di vedere il Genoa guidato da persone che ne comprendano l’identità, che ne rispettino la storia e che si impegnino a costruire un futuro prospero.
Il messaggio finale è un inno alla fede, un grido di speranza rivolto ai compagni di squadra e ai tifosi: “Ora testa al Genoa e ai Genoani! Forza Genoa! Forza Ragazzi! Ho creduti in voi, e ci credo ancora!”.
Un auspicio che, al di là delle vicissitudini personali, resti il motore di una squadra desiderosa di riscatto.







