La sconfitta, o meglio, l’ennesimo pareggio, del Genoa si è conclusa sotto un manto di fischi, una reazione comprensibile, quasi liberatoria, per una tifoseria assediata dalle frustrazioni di una stagione finora al di sotto delle aspettative.
Il fischio finale, accompagnato dal rigore fallito al novantacinquesimo, ha cristallizzato un senso di amarezza diffusa, un cortocircuito emotivo comprensibile, ma che l’allenatore Patrick Vieira ha riconosciuto apertamente: “Capisco perfettamente perché hanno fischiato.
Si aspettavano una vittoria, hanno dato il loro sostegno e, alla fine, non l’abbiamo conquistata”.
L’episodio del rigore, condannato da Cornet, si rivela un simbolo di una partita soffocata da un’incapacità cronica di concretizzare l’opportunità di un vantaggio.
Il Genoa, pur dimostrando una maggiore volontà di prevalere rispetto al Parma, si è mostrato incapace di sfruttare al meglio un uomo in più, un fattore che avrebbe dovuto fare la differenza.
Le parate decisive di Suzuki, il portiere avversario, hanno evidenziato una fragilità offensiva che affligge la squadra da tempo, un divario tra l’impegno profuso e il risultato ottenuto.
L’assenza di un rigorista designato ha posto Cornet, il giocatore con maggiore esperienza, nella posizione di tirare il fatale tiro, ma l’errore, pur doloroso, non può essere addossato esclusivamente alla sua responsabilità.
Vieira, difendendo il suo giocatore, ha sottolineato la necessità di accettare questi momenti, parte intrinseca del calcio, e di non lasciare che un singolo episodio condizionino il morale e la coesione del gruppo.
“Ci sono giocatori che devono assumersi queste responsabilità e Cornet ha fatto quello che doveva fare.
“La realtà è che il Genoa si trova ad affrontare una stagione di transizione, una sfida complessa che Vieira aveva preannunciato fin dall’inizio.
La classifica attuale, ultima posizione, riflette una serie di difficoltà accumulate, un mix di scelte tattiche, problemi di condizione fisica e, forse, una mancanza di affiatamento tra i giocatori.
Nonostante le difficoltà, la dirigenza appare compatta e fiduciosa nei confronti del tecnico francese.
La sua posizione non è a rischio, anzi, si incoraggia la continuità del progetto, consapevole che la ricostruzione richiede tempo e perseveranza.
Il futuro immediato richiede una risposta concreta, una reazione immediata che vada oltre la retorica dell’unità e del coraggio.
Bisogna trasformare la frustrazione in energia positiva, concentrandosi sulla prossima sfida come un’opportunità per riscattare le aspettative e iniziare a costruire un percorso di risalita.
Il Genoa deve ritrovare l’identità, un’identità che vada oltre i singoli episodi e che rifletta la passione e la determinazione di una tifoseria che merita di più di questo.
Il percorso è impervio, ma la speranza, nel cuore di ogni tifoso, non può spegnersi.






