Il movimento studentesco e docente italiano si è unito in un vasto fronte contro il taglio dei finanziamenti alle università e la precarizzazione del lavoro accademico. A Milano, Torino, Bologna e Firenze sono stati organizzati presidi, cortei e assemblee per manifestare il proprio dissenso verso le politiche governative che sembrano destinare l’università a diventare un luogo di produzione di precariato.La Cgil ha sottolineato come la battaglia contro i tagli ai finanziamenti sia stata vinta grazie a una strenua azione di protesta da parte dei ricercatori e del personale docente, che hanno dimostrato di essere determinati a difendere il loro ruolo all’interno dell’università. La Cgil ha espresso soddisfazione per il fatto che il governo sia stato costretto a bloccare il ddl Bernini sulle carriere, ma ha sottolineato come la lotta contro la precarizzazione debba continuare.A Bologna, i ricercatori e gli studenti hanno manifestato davanti al Rettorato per chiedere contratti stabili e dignitosi per tutte le figure che lavorano all’università. I manifestanti hanno anche contestato il sistema baronale di valutazione dei precari e la fine del sistema degli appalti, sottolineando come queste politiche abbiano contribuito a creare condizioni di lavoro inaccettabili.A Milano, i presidi all’Università della Bicocca sono stati organizzati per bloccare l’ingresso alla Facoltà di Architettura e Urbanistica. I manifestanti hanno sottolineato come la precarizzazione del lavoro accademico stia mettendo a rischio il futuro delle università italiane.La Cub ha lanciato un appello per chiedere il taglio della spesa bellica e il trasferimento di questi fondi al finanziamento ordinario dell’università. La Cub sostiene che questo sia l’unico modo per stabilizzare le figure precarie e porre fine al sistema baronale di valutazione dei precari.I manifestanti hanno anche sottolineato come la crisi del lavoro accademico stia compromettendo la qualità dell’istruzione e della ricerca scientifica in Italia. I ricercatori e gli studenti si sentono in dovere di difendere il loro ruolo all’interno dell’università e di lottare per un sapere messo a disposizione dell’interesse collettivo.In conclusione, il movimento studentesco e docente italiano sembra determinato a portare avanti la sua battaglia contro le politiche governative che stanno creando condizioni di lavoro inaccettabili all’interno delle università italiane. La lotta per un contratto stabile e dignitoso, per la fine del sistema baronale di valutazione dei precari e per il taglio della spesa bellica sembra essere solo l’inizio di una lunga e difficile battaglia.