Il ghiacciaio del Lys: allarme per il rapido ritiro e i rischi legati al riscaldamento globale.

16 dicembre 2024 – 13:59

Il ghiacciaio del Lys, uno dei gioielli naturalistici della Valle d’Aosta, sta subendo un processo di ritiro accelerato che desta preoccupazione: nel corso dell’anno 2024 ha perso ben il 33% della sua estensione originaria, con un arretramento che si attesta sui 3,4 chilometri rispetto alla misurazione effettuata nel lontano 1860. Questi dati allarmanti emergono dal recente rapporto redatto dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) in collaborazione con Greenpeace Italia, frutto di una spedizione condotta sul maestoso massiccio montuoso del Monte Rosa allo scopo di documentare gli impatti nefasti del riscaldamento globale e delle attività umane sull’ultimo baluardo glaciale dell’arco alpino.L’iniziativa intrapresa, come spiegato dall’organizzazione non governativa, si inserisce nell’ambito del progetto “Fino all’ultima goccia” promosso da Greenpeace Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo all’emergenza climatica che stiamo vivendo. Grazie a duecento anni di osservazioni dettagliate è possibile tracciare un quadro evolutivo di questo “gigante bianco”, forse unico nella sua completezza tra le Alpi italiane, come sottolinea l’associazione ambientalista. I dati raccolti sono allarmanti: tra il 1925 e il 2008 è avvenuta la completa scomparsa della parte meridionale della lingua glaciale del ghiacciaio, la quale poteva vantare uno spessore fino a 90 metri. Complessivamente si stima che siano andati perduti circa 145 milioni di metri cubi di ghiaccio, equivalenti a oltre 130 miliardi di litri d’acqua: una quantità superiore al doppio dell’acqua immessa annualmente nei sistemi idrici del Piemonte e della Valle d’Aosta.Il rapporto diffuso oggi evidenzia anche i segni evidenti di dissesto presenti in alcune aree rocciose circostanti, causati dal costante abbassamento della superficie glaciale e dalla progressiva riduzione dello strato nevoso sulla zona. “Il Ghiacciaio del Lys rappresenta un caso studio emblematico che offre una visione tangibile degli impatti catastrofici del riscaldamento globale; ecco perché abbiamo scelto questo luogo per la nostra spedizione insieme al Comitato Glaciologico Italiano”, dichiara Simona Savini di Greenpeace Italia. “Governi e aziende, soprattutto quelle responsabili delle maggiori emissioni di gas serra come le industrie legate ai combustibili fossili, non possono più restare inerti davanti al rischio reale di perdere ecosistemi cruciali e risorse idriche fondamentali: è indispensabile rivedere radicalmente il nostro modello produttivo e ridurre drasticamente le emissioni inquinanti che minacciano il nostro pianeta”.

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