Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, il giovane egiziano di 23 anni che ha scosso la tranquilla notte di Capodanno con il suo gesto violento, si trovava in preghiera araba, intonando le sacre parole del Corano. Il suo atto sanguinoso ha portato alla tragica fine di quattro persone, prima che venisse neutralizzato dal fermo e risoluto intervento del comandante dei carabinieri di Verucchio, Luciano Masini. L’autopsia condotta ha rivelato dettagli scioccanti: cinque proiettili sparati contro di lui, uno conficcato nella spalla destra e gli altri letali tra torace e testa. La Procura della Repubblica ha avviato un’indagine nei confronti del comandante Masini per valutare se vi sia stato un eccesso colposo di difesa nell’azione che ha portato alla morte dell’aggressore. Questa tragedia mette in luce una serie di questioni complesse legate alla legittima difesa e al confronto tra culture e credenze religiose, suscitando interrogativi sulla sicurezza pubblica e sulle dinamiche sociali che possono portare a episodi così drammatici.
Il giovane egiziano di 23 anni che ha scosso la tranquilla notte di Capodanno con un gesto violento: le conseguenze dell’azione e le indagini in corso.
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