19 dicembre 2024 – 12:30
Dopo un lungo iter processuale durato tre anni, ventiquattro udienze e quarantacinque testimoni convocati, si attende per domani, venerdì 20, la pronuncia della sentenza nel processo Open Arms a carico di Matteo Salvini. Il ministro rischia sei anni di reclusione per aver difeso i confini nazionali, tuttavia secondo la procura di Palermo nell’agosto del 2019, in qualità di Ministro dell’Interno, ha illegittimamente impedito lo sbarco della nave umanitaria Open Arms che trasportava a bordo 147 persone, tra cui 27 minori, soccorsi in tre diverse operazioni. La procura palermitana ha richiesto una condanna a sei anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.Il nodo centrale del dibattimento riguarda la natura dell’azione compiuta da Salvini: amministrativa o politica? Secondo l’accusa non concedere l’approdo a una nave con naufraghi non può essere considerata una decisione politica; al contrario Salvini e la sua difesa sostengono che si trattasse semplicemente di una legittima scelta politica. Alla base della vicenda ci sono tre operazioni di salvataggio avvenute durante l’estate dei porti chiusi alle ONG dal decreto sicurezza bis. Nonostante le ripetute richieste dell’Open Arms per un porto sicuro da parte delle autorità romane, nessuna risposta giungeva.La svolta arriva il 12 agosto quando il tribunale per i minorenni di Palermo dichiara che un reato è stato commesso. Il 20 agosto la situazione si sblocca con l’ordine del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio per lo sbarco immediato. A novembre Salvini viene formalmente indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona e omissione degli atti d’ufficio. Da allora sono trascorsi più di tre anni con molteplici testimonianze in aula da parte dei membri dell’equipaggio, ex ministri e l’ex premier Conte.Il 13 settembre i pubblici ministeri hanno chiesto la condanna di Salvini a sei anni.