L’Unione Europea ha deciso di intensificare l’azione contro Budapest per aver introdotto restrizioni sulla fecondazione assistita. A partire da giugno 2022, l’Ungheria ha vietato agli operatori privati di offrire trattamenti per la fertilità sul proprio territorio. Queste misure sono state considerate una violazione dei trattati comunitari e prive di giustificazioni basate sull’interesse pubblico, come evidenziato nel parere ufficiale inviato al governo di Viktor Orban.La capitale ungherese ha ora due mesi di tempo per rispondere alle accuse e adottare le azioni correttive richieste. In caso di mancata conformità, la Commissione Europea potrebbe decidere di portare il caso davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, dando così avvio a una procedura legale che potrebbe avere ripercussioni significative sulle politiche nazionali in materia di salute riproduttiva.Questa situazione mette in evidenza le tensioni esistenti tra i principi fondamentali dell’UE e le politiche nazionali adottate da alcuni Stati membri, evidenziando la necessità di trovare un equilibrio tra autonomia decisionale nazionale e rispetto degli standard europei condivisi. La questione della fecondazione assistita si colloca quindi al centro del dibattito sull’integrazione europea e sulla tutela dei diritti individuali all’interno del mercato unico.
Intensificata azione dell’UE contro Budapest per restrizioni sulla fecondazione assistita
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