“La battaglia di Monica Pittau per la giustizia delle vittime dell’amianto”

05 febbraio 2025 – 12:45

Il caso di Monica Pittau, orfana del motorista navale Luigi Angelo Pittau, deceduto a causa del mesotelioma pleurico derivato dall’esposizione all’amianto, ha sollevato importanti questioni sulla tutela della salute dei militari e sull’urgenza di bonifiche per eliminare il pericolo della fibra killer. La sentenza emessa dal Tribunale Civile di Torino che impone al Ministero della Difesa di risarcire la famiglia Pittau con circa 280mila euro rappresenta un passo significativo nella giustizia per le vittime dell’amianto.La vicenda di Pittau non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di militari esposti all’amianto durante il servizio nelle forze armate. L’utilizzo dell’amianto nella Marina Militare italiana ha radici storiche che risalgono prima della Seconda Guerra Mondiale e che sono perdurate fino al divieto totale imposto nel 1992 dalla legge 257. I dati epidemiologici evidenziano la gravità della situazione, con oltre 2000 casi di mesotelioma registrati tra i lavoratori del settore marittimo e della difesa dal 1993, metà dei quali riguardano proprio i militari.Per fronteggiare questa emergenza sanitaria, la Marina Militare ha avviato un ambizioso piano di bonifica che prevede interventi mirati da parte di aziende specializzate, con un investimento stimato in 54 milioni di euro necessari entro il 2030 per completare le operazioni. Il cammino legale intrapreso da Monica Pittau ha visto importanti progressi nel riconoscimento delle responsabilità del Ministero della Difesa nella tutela dei propri militari.L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha sottolineato non solo l’esposizione alla fibra killer subita da Pittau, ma anche le gravi negligenze e omissioni da parte del Ministero nella gestione della sicurezza e nella prevenzione delle malattie causate dall’amianto. La battaglia legale condotta da Monica Pittau rappresenta quindi un importante passaggio verso una maggiore consapevolezza e responsabilità istituzionale riguardo alla protezione della salute dei militari esposti a rischi lavorativi.

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