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La Corte d’appello respinge l’istanza di libertà per Enzo Mangion, capofamiglia della ‘Santapaola’

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24 aprile 2025 – 10:38

Il giudice Sebastiano Mignemi ha presieduto la prima sezione della Corte d’appello di Catania nella decisione che ha scosso gli equilibri delle organizzazioni mafiose siciliane. La sentenza, emessa dopo un’attenta valutazione dei fatti e degli elementi probatori raccolti, ha rigettato l’istanza presentata da Giuseppe ‘Enzo’ Mangion per la revoca della misura cautelare della custodia in carcere.Mangion, 65 anni, è stato riconosciuto responsabile di associazione mafiosa e condannato a 19 anni e 3 mesi di reclusione con un verdetto irrevocabile del 2009. La sua famiglia, la ‘Santapaola’, è stata per decenni una delle più potenti organizzazioni criminali della Sicilia.La Corte d’appello ha riconfermato che Mangion svolgeva un ruolo apicale all’interno dell’organizzazione e che poteva contare sulla gestione economica degli affari illeciti. La presenza di Aldo Ercolano, cognato del boss e reggente della famiglia, aumentava ulteriormente il rischio di fuga.I giudici hanno evidenziato come Mangion potesse ricevere disposizioni e fornire comunicazioni ad Ercolano tramite i colloqui con la sorella Francesca. La Corte ha concluso che nei confronti del boss non siano venuti meno i gravissimi indizi di colpevolezza né si siano affievolite le esigenze cautelari.La decisione della Corte d’appello ha suscitato una grande attenzione in quanto rappresenta un duro colpo per la famiglia ‘Santapaola’ e per l’intero apparato mafioso siciliano. La scelta dei giudici di ripristinare la misura cautelare della custodia in carcere ribadisce la fermezza dell’apparato giustiziario nel combattere il crimine organizzato.La notizia ha suscitato reazioni diverse, alcune sono state di sostegno alle istanze dei sostituti procuratori Nicolò Marino e Andrea Ursino, mentre altre hanno espresso dissenso e sconfinamento nell’opera giudiziaria. La sentenza della Corte d’appello rappresenta un importante tassello nella lotta contro il crimine organizzato in Sicilia e dimostra la determinazione dell’apparato giustiziario nel perseguire i responsabili di associazione mafiosa.

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