“La luce della solidarietà: storie di coraggio e speranza alla Caritas di Ventimiglia”

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Un nuovo giorno si alza sulle porte della Caritas, alle 9 del mattino, e accoglie le giovani donne eritree ed etiopi, ieri vittime di un atto violento che ha scosso le loro anime. Nel video virale che ha catturato l’orrore, un camionista bulgaro le percuote con crudeltà per costringerle a scendere dal suo imponente mezzo nel cuore dell’autoporto di Ventimiglia. Da tre giorni queste coraggiose viaggiatrici tentano di oltrepassare una frontiera che per loro rappresenta un muro invalicabile.”Non hanno parlato dell’accaduto stamattina”, rivela Serena Regazzoni, responsabile dell’area immigrazione della Caritas Intemelia, la cui sede si erge in via San Secondo a Ventimiglia. “Per loro subire violenza e maltrattamenti è purtroppo diventata una triste normalità; le frustate inflitte dal camionista non sono certo state il primo episodio di brutalità durante il loro viaggio”. Sono diciassette in tutto le ragazze accolte nel punto di accoglienza diffusa (Pad) istituito dalla prefettura di Imperia presso la Caritas, un rifugio dedicato esclusivamente a donne e bambini. Le giovani ospiti hanno un’età compresa tra i 19 e i 25 anni, e tra di loro c’è anche una dolce bambina di soli quattro anni.In questo luogo protetto cercano riparo e conforto dopo aver affrontato prove estenuanti lungo il cammino verso una speranza incerta. La solidarietà umana si fa sentire nelle stanze della Caritas, dove il dolore delle ferite fisiche si mescola alla sofferenza emotiva delle storie vissute da queste donne coraggiose. Mentre il mondo esterno sembra voltare loro le spalle, qui trovano finalmente una mano tesa pronta ad offrire sostegno e compassione.La luce del sole filtra attraverso le finestre della struttura accogliente, illuminando volti segnati ma determinati a non arrendersi davanti alle avversità. Ogni sguardo racconta una storia di resilienza e forza interiore, mentre il silenzio sereno avvolge quelle giovani vite in attesa di un futuro più luminoso. Nella quiete del rifugio emerge la bellezza fragile della speranza che continua a pulsare nei cuori feriti ma mai domi delle ragazze eritree ed etiopi: simboli viventi di coraggio e dignità in un mondo ancora troppo spesso indifferente al loro dramma umano.

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