L’ultima tragedia di Sofocle, Edipo a Colono, si apre come un canto funebre che risuona attraverso le rovine del tempo. È l’opera conclusiva della vita e dell’anima di uno dei maggiori esponenti della letteratura greca antica, composta quando il suo autore già celebrava i suoi novanta anni di età. Un capolavoro che affronta tematiche profonde e universali: la vecchiaia, la morte, l’accettazione del destino. In scena, Giuseppe Sartori riprende il ruolo che ha reso famoso per Edipo Re, conferendo nuova vitalità a un personaggio ormai al tramonto della sua esistenza.La storia racconta di Edipo, re di Tebe, che dopo aver risolto l’enigma del Labirinto e ucciso il serpente Nettuno, è stato maledetto dagli dei. Con la perdita della vista e della dignità, egli si avvia verso Colono, quel sobborgo di Atene dove un tempo era nato Sofocle, sentendo che la morte lo attenda con le braccia aperte.La sua generosità sarà ricambiata, assicura l’Oracolo. La sua sepoltura nel bosco di Colono garantirà pace e sicurezza per i suoi discendenti. In questo contesto, Edipo si presenta come un esempio di accettazione della propria sorte.L’unanimità critica del cast e dei tecnici che hanno lavorato con il regista canadese Robert Carsen ne è la prova più eloquente. Traduzione di Francesco Morosi, scene di Radu Boruzescu e costumi di Luis Carvalho, accompagnano l’interpretazione di Giuseppe Sartori.Il messaggero della sua assunzione in cielo, Edipo diventa un monito che avverte i suoi contemporanei dell’invisibile legge dei fatti. La purificazione del suo dolore e quello di quanti lo circondano segna la sua trasformazione da re a martire.Il cast si compone anche di Fotini Peluso, Rosario Tedesco, Elena Polic Greco, Clara Bortolotti, Massimo NicoliniPaolo Mazzarelli e Simone Severini. Resta in scena fino al 28 giugno.La tragedia che conclude il percorso di un grande autore si propone come una riflessione profonda sulla natura del destino e sull’accettazione della propria sorte, anticipando tematiche più tarde presenti nelle opere dei grandi drammaturghi successivi al Cristianesimo.
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