La prima tappa della sua lunga e solitaria avventura, che sarà poi raccontata con ironia amara nel suo capolavoro “L’eletta”, è il film di Mario Martone “Fuori”, che vede Valeria Golino interpretare la scrittrice siciliana Goliarda Sapienza. Un’opera coraggiosa e innovativa, che porta in superficie i segreti più oscuri della cultura italiana degli anni ’50 e ’60.Gli anni del dopoguerra sono un periodo di forte transizione per l’Italia, dove il miracolo economico sta per spalancare le porte alla modernità. Ma dentro queste case borghesi, alle quali i Sapienza sembrano appartenere, si nascondono segreti e sofferenze.Il personaggio di Goliarda è unico, figlia del sud ma a contatto con la cultura francese e il mondo intellettuale europeo, tra il rifiuto delle convenzioni borghesi e l’annientamento della propria identità. Non solo una biografia, ma un modo per svelare i meccanismi che hanno reso difficile vivere in Italia per le donne di quel tempo.Valeria Golino si immerge completamente nel personaggio, nonostante la complessità e l’oscurità della sua figura. La Sapienza diventa così una specie di alter ego, un riflesso dell’autrice che cerca di dare forma al mondo intorno a sé. In questo modo il film diviene anche un ritratto della cultura italiana del dopoguerra, con tutta la sua crisi e insicurezza.Il linguaggio cinematografico è diretto, senza troppi fronzoli, ma allo stesso tempo ricco di dettagli importanti. Nonostante sia un film che si incentra sulla vita di una scrittrice, “Fuori” non ha nulla della nostalgia storica e delle reminiscenze sentimentali che spesso affliggono le biografie cinematografiche.Invece Martone ci offre un’opera che sfida l’autorialità del personaggio Sapienza, per cercare di capire cosa davvero successe in quegli anni e come i personaggi vennero a configurarsi. Ecco perché “Fuori” è così fondamentale: diventa una sorta di sguardo obliquo sulla cultura italiana, per quanto riguarda l’autorialità femminile.Valeria Golino ha dichiarato che la Sapienza era una scrittrice molto complessa e difficile da interpretare. Ma proprio questo è il tratto più interessante del film: nella sua difficoltà a definire con precisione i confini tra l’autrice e lo sceneggiatore, “Fuori” diventa un’opera originale che apre le porte alle tante possibili storie, personaggi e mondi da descrivere.La Palma d’oro per il miglior film non è mai stata conquistata dall’Italia in questi ultimi anni. Ma se il premio va a un film italiano sarà grazie proprio al coraggio di Martone di esplorare l’anima nascosta della cultura italiana, con la sua complessità e le sue contraddizioni.
La pellicola più oscura dell’Italia degli anni ’50: il cinema che svela i segreti dimenticati.
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