09 febbraio 2024 – 10:59
Secondo i dati degli ultimi 26 anni, la popolazione dello stambecco sta crescendo lentamente ma costantemente in tutto il territorio. Nel 1997 erano stati censiti 1.934 capi, mentre l’anno scorso è stato registrato il numero più alto mai rilevato, pari a 4.052 stambecchi. Questo quadro è stato fornito da Marco Carrel, assessore regionale alle risorse naturali, in risposta a un’interrogazione del Rassemblement valdotain sulla riduzione degli stambecchi, che faceva riferimento a uno studio dell’Università di Ferrara sul cambiamento delle abitudini degli ungulati a causa del riscaldamento globale.Carrel ha spiegato che lo studio è stato condotto in due aree protette: il Parco nazionale Gran Paradiso e il Parco nazionale svizzero, dove le densità di ungulati sono molto elevate e la pressione turistica è maggiore rispetto alle aree non protette. Pertanto, le valutazioni contenute nel documento non si applicano all’intero territorio regionale poiché il campione considerato è limitato rispetto al numero effettivo degli stambecchi e i dati non sono rappresentativi della realtà valdostana. Inoltre, Carrel ha osservato che sul territorio valdostano non sono state rilevate particolari evidenze di una diminuzione della popolazione dello stambecco legata ai cambiamenti climatici. Molto probabilmente, al di fuori dell’area protetta le densità di animali sono molto più basse e quindi gli stambecchi (e gli altri ungulati) hanno a disposizione maggiori risorse alimentari. Tuttavia, Carrel ha sottolineato che in Valle d’Aosta non sono presenti specie animali a rischio di estinzione, ma è necessario prestare attenzione a alcune specie come i galliformi alpini (fagiano di monte e pernice bianca) e la lepre variabile. Queste specie vivono in ambienti molto particolari, ad alte quote, dove i cambiamenti climatici sono più evidenti e la riduzione del loro habitat li costringe a spostarsi sempre più in quota.
