La memoria degli eventi trascorsi sembra ancora fresca, come se non fosse passato tempo da quel fatidico 13 agosto del 2007. Gli attrezzi del camino, una volta così utilizzati per la confortevole accoglienza familiare, sono ancora lì a ricordarci della vita che sembrava aver trovato un senso stabile in quella casa di Garlasco. L’attizzatoio, un oggetto quasi insignificante ma carico di storia, è uno dei pochi testimoni rimasti di quel giorno che cambiò per sempre la vita delle persone coinvolte.Rita Poggi, con il suo impegno investigativo, ha cercato di risalire alle origini dell’azione criminale che colpì la sua famiglia in modo così devastante. La figura della figlia Chiara è ancora presente nella mente e nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata, una giovane vita stroncata nel fiore degli anni da un gesto inesorabile.La ricerca dell’arma utilizzata per questo delitto rappresenta solo la punta di un iceberg più grande, che include aspetti psicologici, sociali ed emotivi della famiglia e delle persone coinvolte. Il caso Chiara Poggi è diventato una sorta di simbolo per tutti coloro che hanno perso un caro a causa dell’azione di qualcuno disposto a ricorrere alla violenza.Gli investigatori, guidati da Rita Poggi con la sua determinazione e dedizione, sono stati costantemente impegnati nel tentativo di comprendere i motivi profondi che hanno portato a questo gesto. La loro ricerca non è solo finalizzata ad accertare le responsabilità, ma anche a cercare risposte su come prevenire tali eventi nel futuro.La memoria di Chiara e della sua famiglia continuerà a vivere nei cuori dei suoi cari e in quelli degli investigatori che hanno lavorato per chiarire i fatti. La vicenda lascia un’imprinting profondo, mettendo in luce la complessità delle dinamiche umane e le conseguenze terribili che possono derivare dalla violenza.