La tecnologia che dovrebbe unire, invece crea solchi: l’importanza di combattere il cyberbullismo.

La tecnologia che dovrebbe aiutare l’umanità a connettersi, in alcuni casi finisce per creare un solco profondo tra le persone. La storia di una giovane studentessa di 13 anni, residente nella città emiliana, è un esempio eloquente di come il cyberbullismo possa avere conseguenze devastanti sulla vita e l’autostima di chi lo subisce.La ragazza, con la sua personalità spiccata e i gusti artistici non conformisti, è stata bersaglio di un’infinità di insulti, offese e attacchi gratuiti sui social media. I suoi compagni di classe, piuttosto che accoglierla e valorizzarne le differenze, l’hanno messa sotto accusa. Le accuse e le minacce hanno raggiunto tale livello da far temere per la sua incolumità personale.Sia i genitori sia gli educatori si sono resi conto della gravità della situazione. Per evitare che le cose prendessero una piega peggiore, hanno scelto di segnalare il caso alla Polizia Postale.L’intervento della polizia è stato un elemento decisivo per porre fine a questa guerra senza pistole. Gli agenti si sono recati in classe e hanno parlato con i giovani coinvolgenti, rivelando loro le conseguenze legali del cyberbullismo e facendo presente che esso può essere pericoloso quanto gli attacchi fisici.È stato uno sforzo tenace e umano quello condotto dalla polizia postale. Non solo è stata fatta luce sulla situazione, ma si sono anche forniti agli studenti gli strumenti per capire e combattere il bullismo. Il risultato? La situazione è migliorata sensibilmente.Questo episodio ci mostra che non c’è mai bisogno di usare metodi duri o coercitivi per affrontare i problemi. Ci sono sempre soluzioni collaborative e positive, come quella adottata dalla Polizia Postale in questo caso. E ricordiamo ai nostri bambini che ciò che conta è accettare le differenze altrui e non essere vittime di bullismo.