La legge toscana sull’eutanasia, approvata nel febbraio scorso e promulgata il 14 marzo dopo un acceso dibattito, è stata di recente fermata dal governo nazionale che ha deciso di impugnare la normativa. Questo provvedimento è stato elaborato a partire dalla proposta dell’iniziativa popolare ‘Liberi subito’, che aveva raccolto 10mila firme, e mira a disciplinare i tempi e le modalità per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La Toscana è stata la prima regione italiana ad affrontare questo tema, non volendo diventare una sorta di ‘nuova Svizzera’ per quanto riguarda il fine vita. Questa decisione della regione si inserisce nella volontà di colmare un vuoto legislativo che è stato evidenziato dalla Corte costituzionale e che chiede un approccio nazionale alla questione. Il governatore Eugenio Giani, all’indomani dell’approvazione della legge, aveva sottolineato la necessità di attuare quanto stabilito dalla Corte costituzionale e non lasciare che il problema rimanga inespresso. Oggi, commentando la decisione del governo nazionale, egli esprime perplessità sulla scelta fatta dallo stesso e auspica che venga avviata una riflessione sul tema in sede nazionale. La legge toscana sul fine vita rappresenta il primo passo verso l’attuazione di quanto stabilito dalla Corte costituzionale e mira a disciplinare i tempi e le modalità per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Essa è stata approvata con una maggioranza e rappresenta il primo tentativo da parte di un’amministrazione locale di affrontare questo tema, prendendo coscienza della necessità di colmare il vuoto legislativo in materia e agire per ridurre le sofferenze dei pazienti in fin di vita. La sua approvazione si inserisce nella direzione voluta dalla Corte costituzionale di affrontare il tema del fine vita in modo sistematico e completo, superando la frammentarietà delle leggi regionali fino ad ora esistenti.