12 marzo 2025 – 11:20
Il caso della morte prematura di un neonato biellese, avvenuta nel 2016, ha suscitato profonda commozione e indignazione nel tessuto sociale locale. L’inchiesta penale condotta dall’ex pm Federico Carrai si era conclusa con l’archiviazione del caso, nonostante le indagini iniziali su quattordici sanitari dell’ospedale di Ponderano. Tuttavia, la giustizia civile ha preso una piega diversa: l’avvocato Giacomo Vassia di Ivrea ha rappresentato i genitori del neonato in una causa contro l’Asl di Biella per un errore diagnostico cruciale durante la gravidanza.Il giudice Enrico Chemollo ha emesso una sentenza che impone all’Asl di Biella il pagamento di un risarcimento significativo: 93.187 euro alla madre e 32.994 euro al padre, oltre a 21.357 euro per le spese sostenute. Il neonato, nato con gravi patologie cardiache che richiedevano interventi immediati, è stato trasferito d’urgenza al Regina Margherita di Torino poco dopo la nascita. Nonostante gli sforzi del personale medico, il piccolo è deceduto nove giorni dopo il parto durante un tentativo disperato di salvargli la vita.La tragedia si è rivelata ancora più angosciante per la madre, privata della possibilità di prendere decisioni informate sulla salute del feto a causa dell’omessa diagnosi delle malformazioni cardiache durante la gravidanza. Il giudice ha stabilito che i medici non hanno effettuato le dovute indagini diagnostiche durante l’ecografia morfologica del secondo mese di gestazione, mancando così all’obbligo professionale che avrebbe potuto evitare questa drammatica situazione.Questa vicenda mette in evidenza la necessità di una maggiore attenzione e responsabilità da parte del personale medico nella gestione delle gravidanze ad alto rischio e sottolinea l’importanza cruciale della comunicazione chiara e completa con i pazienti. La sentenza rappresenta un monito per tutti gli operatori sanitari affinché assicurino sempre la massima cura e diligenza nei confronti dei pazienti vulnerabili come i neonati e le loro famiglie.