L’Abruzzo, come molte altre regioni italiane, si confronta con una problematica allarmante e pervasiva: la proliferazione online di contenuti sessisti e umilianti, con un impatto devastante sulla dignità e sulla sicurezza delle donne.
La recente disattivazione di alcuni siti e gruppi online ha portato alla luce un fenomeno strutturale, ben lungi dall’essere un’eccezione.
Rosa Pestilli, presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo, sottolinea con chiarezza che si tratta di un problema radicato, che esige un’azione urgente e coordinata.
Il quadro legislativo attuale, pur presentando elementi positivi come la legge sul Codice Rosso che punisce la diffusione illecita di immagini senza consenso, e il disegno di legge in discussione per la definizione autonoma del femminicidio, si rivela insufficiente se non accompagnato da un’applicazione rigorosa e tempestiva.
Il nodo cruciale risiede nella traduzione degli strumenti normativi in azioni concrete, capaci di contrastare efficacemente la spirale di violenza digitale.
Le forme di aggressione online sono molteplici: dalla condivisione non consensuale di immagini intime, agli insulti e alle molestie verbali, fino alla banalizzazione e alla normalizzazione della violenza di genere.
Questo fenomeno non è solo una questione di singoli atti criminosi, ma riflette un clima sociale pervaso da stereotipi dannosi e da una cultura del disprezzo nei confronti delle donne.
Un elemento cruciale da considerare è la responsabilità collettiva.
I “like”, le condivisioni, il silenzio complice, alimentano un ecosistema digitale tossico, amplificando il potere dei contenuti offensivi e incoraggiando ulteriori aggressioni.
La passività, in questo contesto, diventa una forma di complicità.
Per contrastare efficacemente questa problematica, l’approccio deve essere olistico e multidimensionale.
Franca Terra, vicepresidente della sottocommissione Legislazione e Sviluppo economico, ha giustamente sottolineato l’importanza dell’educazione al rispetto, avviando programmi specifici nelle scuole.
L’educazione non si rivolge solo agli studenti, ma coinvolge attivamente famiglie e docenti, promuovendo una cultura della responsabilità e dell’empatia.
La lotta agli stereotipi di genere, che alimentano la violenza online, richiede un’azione consapevole e costante.
È fondamentale decostruire i modelli culturali che oggettivano e sminuiscono le donne, promuovendo un’immagine più equa e rispettosa.
Infine, è imprescindibile rafforzare la collaborazione tra le istituzioni, le piattaforme digitali, le forze dell’ordine e i centri antiviolenza.
La segnalazione immediata di contenuti d’odio è un atto di responsabilità civica che contribuisce a ripulire lo spazio digitale e a proteggere le vittime.
La Commissione Pari Opportunità ribadisce con forza che chiunque ospiti o promuova contenuti d’odio assume responsabilità giuridiche e morali, e non può sottrarsi alle conseguenze delle proprie azioni.
È necessario un cambio di paradigma culturale, un impegno collettivo per costruire un ambiente digitale più sicuro e rispettoso per tutte le donne.