La visita ispettiva presso la casa circondariale di San Nicola, ad Avezzano, ha offerto un’inattesa e significativa finestra su un modello carcerario che si discosta radicalmente dagli scenari di degrado e disfunzione spesso associati agli istituti penitenziari italiani.
Mauro Nardella, segretario nazionale del Cnpp-Spp, ha descritto l’esperienza come un’eccezione virtuosa, un’oasi di efficienza e umanità in un contesto nazionale gravido di problematiche strutturali.
L’impressione dominante non è stata quella di una mera assenza di criticità, bensì la percezione di un ambiente improntato a un’armonia operativa che si riflette nel benessere percepibile dei detenuti.
Questa condizione contrasta nettamente con le atmosfere di tensione e sofferenza comunemente riscontrate in altri istituti, suggerendo un approccio gestionale profondamente diverso e orientato alla riabilitazione.
Pur operando in condizioni di sovraffollamento, con un numero di detenuti superiore di 30 unità rispetto alla capienza stabilita, la struttura ha saputo mantenere un equilibrio e una funzionalità degne di nota.
Questo risultato non può essere attribuito unicamente alle dimensioni ridotte dell’istituto – una considerazione che, sebbene rilevante, non può spiegare a sé sola il livello di efficienza osservato.
Il fattore cruciale, come sottolineato dal segretario Nardella, risiede nella qualità della leadership e nella capacità di creare un ambiente di lavoro collaborativo e orientato al benessere dei detenuti.
L’esperienza maturata in trent’anni di attività sindacale ha permesso a Nardella di collocare il modello di Avezzano tra le realtà più positive del panorama penitenziario italiano.
Il merito, a suo avviso, è da riconoscere al direttore e al comandante, il commissario capo Roberto Cerino, la cui leadership si distingue per competenze professionali e, soprattutto, per un profondo senso umano e una spiccata capacità di motivare e guidare il personale.
L’istituto di Avezzano rappresenta un’opportunità concreta per riflettere sull’applicazione dell’articolo 27 della Costituzione, che sancisce il principio della rieducazione e del reinserimento sociale del detenuto, spesso relegato a mera formalità in molte altre realtà penitenziarie.
La capacità di creare un ambiente in cui il rispetto della dignità umana e la possibilità di un percorso di recupero personale siano elementi centrali, testimonia una visione innovativa e orientata al futuro del sistema penitenziario.
Il modello di Avezzano non è solo un esempio da imitare, ma un invito a ripensare le fondamenta stesse del nostro approccio alla giustizia penale, promuovendo un sistema più umano, efficace e coerente con i principi costituzionali.