martedì 2 Settembre 2025
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Comune di L'Aquila

Bologna, pipe per crack: un grido di allarme dalla rete dell’antidroga

La decisione del Comune di Bologna di erogare pipe per il consumo di crack solleva interrogativi profondi e genera un turbamento che va oltre la semplice disapprovazione.

Andreina Moretti, voce esperta e profondamente segnata dall’esperienza diretta con le ferite aperte dalla tossicodipendenza, presidente dell’associazione “Il Guscio”, esprime un dolore radicato in decenni di testimonianza.

Non si tratta di un giudizio sterile, ma di un grido che emerge da un campo di battaglia dove ha visto amici soccombere, famiglie lacerate e vite spegnersi lentamente, spesso con violenza.

La sua riflessione non intende attribuire colpe, ma interrogare le fondamenta di un approccio che rischia di banalizzare la gravità della condizione di dipendenza.
La sofferenza di chi cade nella spirale della tossicodipendenza è immensa, un abisso di dolore e disperazione che non può essere ignorato.

Tuttavia, la risposta a questa sofferenza non può essere la facilitazione del consumo, la concessione di strumenti che ne perpetuano l’abitudine.
Si rischia di replicare errori del passato, come la distribuzione di siringhe, senza affrontare il nodo cruciale: le cause profonde che spingono individui vulnerabili verso l’autodistruzione.

L’associazione “Il Guscio” è costantemente in prima linea, ricevendo richieste di aiuto disperate: genitori vessati, ricatti economici, furti perpetrati dai figli, donne terrorizzate dalla rabbia incontrollata dei propri partner.

Queste storie incarnano la devastazione che la tossicodipendenza infligge non solo alla persona che ne è affetta, ma all’intera rete sociale che la circonda.

La risposta efficace alla crisi della tossicodipendenza non può essere una resa, un atteggiamento di rassegnazione.
Richiede un investimento massiccio in prevenzione, non intesa come semplice informazione, ma come percorso educativo che promuova la resilienza, lo sviluppo di competenze sociali e l’accesso a opportunità costruttive.

Si tratta di creare comunità solidali, spazi di aggregazione positivi, progetti terapeutici innovativi che offrano alternative concrete all’isolamento e alla disperazione.
L’auspicio è che le risorse pubbliche vengano impiegate non per mitigare gli effetti del consumo, ma per eradicare le sue radici.
Il messaggio che deve essere veicolato con urgenza e chiarezza è un rifiuto categorico della droga, un monito a scegliere la via della sobrietà e della realizzazione personale.

L’accettazione, anche velata di paternalismo, di un’autodistruzione continua, non fa altro che amplificare la piaga, alimentando un senso di impotenza e disillusione che mina la speranza di un futuro migliore.

La vera sconfitta non è affrontare la complessità del problema, ma cedere alla tentazione di soluzioni facili che mascherano un profondo fallimento.

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