sabato 6 Settembre 2025
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Comune di L'Aquila

Concessioni balneari Abruzzo: i comuni chiedono una quota degli introiti

L’annuale afflusso di risorse derivanti dalle concessioni balneari abruzzesi solleva una questione di equità e gestione territoriale che merita un’analisi approfondita.
Attualmente, lo Stato incassa circa sei milioni di euro annuali, con un contributo di circa 1,5 milioni solo per Pescara, somme che dovrebbero, per logica e principio di sussidiarietà, confluire nelle casse dei comuni costieri.

La proposta, avanzata dal presidente del Sib-Confcommercio Abruzzo e Confcommercio Pescara, Riccardo Padovano, non è una mera redistribuzione finanziaria, ma un tentativo di riequilibrare un sistema che penalizza le amministrazioni locali, responsabili dirette della cura e della fruibilità della costa.
Il divario tra le spiagge concesse a stabilimenti privati e le aree libere, spesso marginalizzate e carenti di infrastrutture, rappresenta una criticità.
Queste aree libere, pur svolgendo un ruolo cruciale come cuscinetti tra lidi privati, si trovano spesso in condizioni di abbandono, con l’impossibilità per i comuni di garantire standard minimi di accesso e decoro.

Il crescente gettito derivante dalle concessioni, previsto in aumento del 30% entro il 2025, testimonia un’ingiustizia strutturale: la ricchezza generata dal turismo balneare beneficia primariamente lo Stato centrale, mentre i comuni, i veri custodi del territorio, si trovano a dover fronteggiare le conseguenze di una gestione centralizzata.

L’andamento stagionale turistico, caratterizzato da un luglio in calo e un agosto in ripresa, amplifica la necessità di una riflessione seria.
La legittimità di un costo per l’accesso alle spiagge è innegabile, e in alcune aree di particolare pregio potrebbe addirittura essere giustificato un aumento delle tariffe.

La questione centrale non è quindi la presenza di costi, ma la destinazione dei relativi proventi.
La distribuzione attuale, che vede lo Stato come unico beneficiario, è profondamente inefficiente.
I comuni, gravati dalla responsabilità di gestire contenziosi, di fronteggiare l’abbandono delle spiagge libere e di rimuovere barriere fisiche create da ville e stabilimenti, necessitano urgentemente di risorse proprie per adempiere a questi compiti.
La devoluzione degli introiti delle concessioni balneari rappresenta una soluzione pragmatica per consentire ai comuni di implementare servizi essenziali, migliorare l’accessibilità, garantire pulizia e sicurezza, e, in definitiva, restituire ai cittadini una costa fruibile e valorizzata.
I dati recenti del Ministero delle Infrastrutture, che indicano che il 33% delle spiagge è oggetto di concessione, evidenziano una situazione che alimenta la percezione diffusa di una scarsa disponibilità di spiagge libere, e la loro inaccessibilità.

Questo fenomeno non è esclusivo dell’Abruzzo, ma si riproduce a livello nazionale, segnalando un problema sistemico che richiede un intervento mirato.

La proposta di Padovano, quindi, non è solo una questione finanziaria, ma una rivendicazione del ruolo dei comuni come amministrazioni locali più vicine ai bisogni della comunità, capaci di gestire in maniera più efficace e sostenibile le risorse costiere.
Si tratta di restituire ai territori la capacità di pianificare e di agire, promuovendo uno sviluppo turistico equilibrato e rispettoso dell’ambiente e del paesaggio.

In definitiva, si tratta di riconnettere la ricchezza generata dal mare con i territori che la custodiscono.

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