La vertenza in corso tra la Filcams Cgil di Chieti e il punto vendita Ikea di San Giovanni Teatino si configura come una preoccupante espressione di un più ampio disallineamento tra le esigenze dei lavoratori e le politiche aziendali, con ripercussioni potenzialmente significative sul tessuto socio-lavorativo locale.
Lo sciopero proclamato, innescato dal protrarsi di un vuoto contrattuale di anni, rappresenta l’ultima, drammatica tappa di un percorso segnato da tentativi di dialogo infruttuosi e da un progressivo deterioramento delle relazioni sindacali.
Il Contratto Integrativo Aziendale (CIA), scaduto nel 2019, costituisce il pilastro che disciplina aspetti cruciali della vita lavorativa dei dipendenti Ikea, delineando diritti e prerogative che vanno oltre le disposizioni del contratto nazionale.
La sua mancata revisione ha generato un clima di incertezza e frustrazione, esacerbato dall’assenza di un confronto serio e aperto con le rappresentanze sindacali.
Le richieste avanzate dalle RSU Filcams Cgil non si limitano a rivendicazioni economiche di mera natura incrementale.
Esse mirano a ristabilire un equilibrio più equo nella distribuzione dei turni, inclusa la gestione dei riposi domenicali, e a garantire condizioni di lavoro più dignitose, tenendo conto delle specifiche esigenze del personale.
La questione non è semplicemente quella di ottenere vantaggi, ma di assicurare una maggiore prevedibilità e un riconoscimento del carico di lavoro che grava sui dipendenti, soprattutto in un contesto aziendale caratterizzato da ritmi intensi e da una crescente pressione sulla produttività.
L’atteggiamento dell’azienda, denunciato dalle organizzazioni sindacali, appare caratterizzato da una marcata resistenza al confronto, una sorta di immobilismo strategico volto a dilazionare il problema e a evitare di assumere impegni concreti.
Questa reticenza a negoziare, lungi dal deporre a favore di un approccio collaborativo, alimenta il senso di precarietà e di svalutazione professionale tra i lavoratori, erodendo la fiducia nel sistema di relazioni industriali.
La decisione di proclamare lo sciopero, condivisa a livello nazionale con Fisascat Cisl e Uiltucs, non è stata presa alla leggera.
Essa è il risultato di un fallimento del tentativo di mediazione, di un “muro di gomma” opposto da Ikea, nonostante i reiterati inviti a dialogare e a ricercare soluzioni condivise.
Il precedente tentativo di riconciliazione del 29 settembre scorso ha confermato l’intransigenza aziendale.
L’assenza di un CIA aggiornato non si traduce solo in un impoverimento economico per i lavoratori, ma comporta anche un rischio di vuoto normativo, aprendo la strada a possibili interpretazioni arbitrarie dei diritti e delle responsabilità.
La vertenza Ikea, dunque, si pone come un campanello d’allarme per l’intero settore del commercio, evidenziando la necessità di un ripensamento dei modelli di relazioni industriali e di un maggiore impegno da parte delle aziende a garantire un ambiente di lavoro sano, equo e rispettoso della dignità dei lavoratori.
La speranza è che questo sciopero possa finalmente spingere Ikea a confrontarsi seriamente con le rivendicazioni dei propri dipendenti e a ristabilire un clima di fiducia e collaborazione.






