L’ennesimo incendio, sabato scorso, ad abbattersi sulle strutture del Progetto Case di Bazzano, all’Aquila, ha innescato una reazione formale da parte dell’amministrazione comunale: una denuncia d’ufficio che testimonia una situazione di crescente allarme.
L’incendio, il decimo in pochi mesi a colpire il complesso, rappresenta non solo un danno materiale significativo, ma anche un profondo smarrimento di fiducia nella sicurezza e nella tenuta del tessuto sociale locale.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Pierluigi Biondi, ha avviato una stretta collaborazione con le forze dell’ordine, in un’azione coordinata volta a monitorare l’area, identificare le responsabilità e gettare luce sulle dinamiche sottostanti a questi atti dolosi.
La collaborazione è cruciale, ma il sindaco stesso ha sottolineato le intrinseche limitazioni delle risorse comunali, incapaci di esercitare una sorveglianza capillare su un patrimonio edilizio così vasto e complesso, ereditato dalle emergenze sismiche.
Il programma di installazione di sistemi di videosorveglianza, seppur in corso, appare insufficiente a fronteggiare un fenomeno che trascende la semplice azione criminale, insinuando dubbi sulla profonda crisi abitativa e sociale che affligge la zona.
Il complesso di Bazzano, originariamente concepito come soluzione d’emergenza post-terremoto del 2009, si rivela ora un monito: una struttura in disuso, destinata alla demolizione, che incarna le complessità della ricostruzione e la necessità di ripensare radicalmente le politiche abitative.
L’amministrazione non intende limitarsi all’indagine penale, ma sta valutando misure aggiuntive per prevenire ulteriori episodi, tra cui l’installazione di foto-trappole e un’analisi ambientale che miri a individuare e mitigare potenziali rischi per la salute pubblica, derivanti non solo dagli incendi stessi, ma anche dalle condizioni precarie delle strutture.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile con il supporto della polizia scientifica e dei vigili del fuoco, si concentrano ora sulla ricostruzione della sequenza degli eventi e sull’accertamento della natura dolosa degli incendi, cercando collegamenti con gli episodi precedenti.
L’avvistamento di un individuo nei pressi dell’area interessata è un elemento sotto esame, sebbene al momento non vi siano elementi che lo incriminino direttamente.
L’atmosfera tra gli abitanti dei Progetti Case è di crescente preoccupazione e smarrimento.
Questi incendi non sono solo atti vandalici, ma simboli di un disagio sociale più profondo, di una ferita aperta che mette in discussione la capacità di garantire sicurezza e dignità a chi vive in queste strutture.
La vicenda solleva interrogativi urgenti sulla gestione della ricostruzione, sulla necessità di politiche abitative più efficaci e sulla profonda necessità di promuovere l’inclusione sociale e la coesione comunitaria, per evitare che i segni della catastrofe si trasformino in piaghe sociali persistenti.