La recente ondata di maltempo che ha investito la provincia aquilana, con particolare virulenza nei comuni di Pescina e San Benedetto dei Marsi, sta mettendo a dura prova il tessuto agricolo abruzzese. Coldiretti lancia un appello urgente alla Regione Abruzzo, sollecitando il riconoscimento dello stato di calamità naturale per mitigare l’impatto devastante sulla filiera agroalimentare locale.La grandinata, di eccezionale intensità, ha causato danni ingenti che emergono con maggiore chiarezza con l’alba, estendendosi ben oltre le prime stime. L’emergenza si concentra in particolare sulla coltivazione di patate, una voce importante per l’economia montana, con conseguenze gravi per il raccolto previsto per il mese di settembre. La varietà Agria, particolarmente diffusa e apprezzata, è tra le più colpite, compromettendo la sua produzione e le prospettive di commercializzazione.Al di là dei danni diretti alle piante, si teme una diffusa “asfissia radicale”, un fenomeno complesso innescato dall’eccessiva quantità d’acqua piovana che, al momento, persiste nei terreni, impedendo la corretta ossigenazione delle radici e compromettendo la vitalità delle colture. Questa condizione può causare danni a lungo termine, anche dopo che l’acqua sarà defluita.“Lo scenario che si presenta questa mattina è sconvolgente,” afferma Alfonso Raffaele, presidente di Coldiretti Pescara, descrivendo la forza distruttiva della tempesta, capace di spostare i sistemi di irrigazione. “E’ necessario un intervento tempestivo per sostenere le aziende agricole che si trovano ad affrontare una situazione di estrema difficoltà.”La gravità della situazione è ulteriormente aggravata dalla particolare vulnerabilità del territorio del Fucino. Molte aziende agricole locali detengono la quasi totalità delle proprie risorse produttive in quest’area, rendendo impossibile la compensazione attraverso l’approvvigionamento da altre zone non colpite. Questo crea un circolo vizioso di dipendenza locale e di elevata esposizione al rischio climatico.Domenico Roselli, direttore di Coldiretti L’Aquila, sottolinea con amarezza la mancanza di un sistema di protezione assicurativa adeguato per il Fucino. L’assenza di polizze assicurative specifiche per il rischio grandine e altri eventi atmosferici estremi ha privato gli imprenditori agricoli della possibilità di mitigare le perdite economiche derivanti da queste calamità. Questa lacuna strutturale evidenzia una fragilità nel sistema di supporto al settore primario e la necessità di promuovere una maggiore consapevolezza e l’adozione di strumenti di copertura del rischio.La richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale non è solo una questione di immediato soccorso, ma rappresenta un passo fondamentale per avviare un processo di ricostruzione e ripresa del settore agricolo abruzzese, attraverso misure di sostegno finanziario, agevolazioni fiscali e interventi strutturali volti a rendere le aziende agricole più resilienti agli eventi atmosferici estremi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici in atto. È imperativo, inoltre, incentivare lo sviluppo di un sistema assicurativo più efficace e capillare, in grado di proteggere il reddito degli agricoltori e di garantire la continuità delle produzioni agricole locali, patrimonio inestimabile per l’economia e l’identità culturale della regione.
Maltempo in Abruzzo: Agricoltura in ginocchio, richiesta stato di calamità
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