L’attuale discussione sull’emendamento alla legge regionale in materia di Polizia Locale appare singolarmente focalizzata sulla situazione dell’Aquila, oscurando complessità e problematiche analoghe o persino più rilevanti che affliggono altre realtà comunali.
Questa disattenzione generalizzata, evidenziata dal sindaco Pierluigi Biondi in risposta alle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, solleva interrogativi significativi sulla reale intenzione del dibattito stesso.
La concentrazione mediatica e politica sull’Aquila, benché comprensibile in ottica di ripartenza post-sisma, rischia di depistare l’attenzione da criticità strutturali che investono l’intero sistema di sicurezza locale abruzzese.
L’amministrazione comunale dell’Aquila, in particolare, ha perseguito una strategia mirata all’incremento del personale e alla salvaguardia dell’autonomia operativa del corpo di polizia, evitando l’assimilazione in strutture più ampie.
Un approccio, peraltro, che contrasta con situazioni presenti in altri capoluoghi, dove si osservano anomalie operative: incarichi ricoperti da funzionari al posto di dirigenti qualificati, o l’affidamento di responsabilità cruciali tramite contratti a termine.
La mancanza di un’analisi comparativa e approfondita che consideri anche Pescara, Teramo, Chieti e Avezzano, configura un quadro parziale e potenzialmente distorto.
Il fulcro della questione risiede nell’applicazione rigidamente interpretativa della legge regionale del 2013.
Tale approccio, in virtù di una sua formulazione eccessivamente prescrittiva, ha generato paradossi interpretativi e, soprattutto, ha inavvertitamente favorito fenomeni di concentrazione eccessiva di potere.
Queste dinamiche, come precedentemente segnalato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), sono in aperto contrasto con i principi fondamentali di trasparenza e pluralismo decisionale, pilastri imprescindibili per la prevenzione della corruzione e la promozione di un’amministrazione pubblica efficiente e responsabile.
La necessità di un’autentica revisione della legge regionale non riguarda dunque solo l’Aquila, ma l’intero sistema di polizia locale abruzzese.
Un’azione correttiva dovrebbe mirare a introdurre maggiore flessibilità interpretativa, a definire criteri più chiari per la composizione e la gestione dei corpi di polizia, e a rafforzare i meccanismi di controllo e trasparenza, garantendo la responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti.
Solo attraverso un approccio olistico e imparziale si potrà evitare che la discussione si riduca a un mero scambio di accuse puntuali, senza affrontare le radici profonde di un problema che compromette l’efficacia e la credibilità del servizio di pubblica sicurezza nell’intera regione.
L’obiettivo finale deve essere la costruzione di un sistema resiliente, equo e in grado di rispondere efficacemente alle sfide della sicurezza pubblica, tutelando al contempo i principi costituzionali di legalità e trasparenza.