Il sisma che ha scosso l’Appennino centrale tra il 2016 e il 2017 ha lasciato ferite profonde, non solo nel tessuto urbano ma anche nell’identità e nel futuro di intere comunità.
Un processo di guarigione che, in modo lungimirante, si articola oggi attraverso una nuova forma di rinascita: il turismo lento e consapevole, incarnato in nove percorsi pedonali che intrecciano natura, storia e cultura dei borghi colpiti.
Questo approccio, documentato nel volume “I cammini della rinascita.
Tesori nascosti nell’Appennino centrale” di Chiara Giacobelli (Giunti Editore), rappresenta un investimento strategico per il rilancio socio-economico del territorio, come sottolineato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, e dal Commissario straordinario per il sisma 2016, Guido Castelli.
Il fenomeno del camminare, come pilastro del turismo lento, è in forte espansione in Italia.
I dati del dossier “Italia, Paese di cammini” di Terre di mezzo indicano un incremento del 29% nel numero di camminatori nel 2024, superando i 191.000.
Questi appassionati non sono semplici visitatori, ma veri e propri esploratori desiderosi di immergersi nell’autenticità dei luoghi, stabilendo un contatto diretto con la storia e la spiritualità che permeano i percorsi, spesso di natura sia laica che religiosa.
Tra i cammini proposti spiccano il Cammino Francescano della Marca, un viaggio spirituale nei luoghi di San Francesco, la Via Lauretana, un percorso storico che unisce Umbria e Lazio, il Cammino dei Cappuccini, immerso nella natura umbra, il percorso nelle Terre Mutate, un invito a riflettere sulla trasformazione del paesaggio, il cammino di San Giuseppe da Leonessa, un itinerario di fede e devozione, il suggestivo percorso della Via di Francesco, il sentiero naturale dei Parchi, e il Cammino dei Monti e dei Santi, un omaggio alla sacralità delle montagne appenniniche.
Questi itinerari non si limitano a semplici percorsi escursionistici: sono veri e propri scrigni di meraviglie naturali e culturali.
Il ponte tibetano di Sellano, la ciclopedonale del Nera, il suggestivo Museo delle mummie di Ferentillo, le selvagge Gole del Velino e innumerevoli altre località si rivelano lungo il cammino, offrendo esperienze indimenticabili.
La sfida cruciale ora è quella di creare una solida rete di accoglienza lungo i 70 punti tappa identificati nei comuni del cratere sismico, dove l’offerta ricettiva è attualmente limitata.
Questo sviluppo non mira solo a soddisfare le esigenze dei camminatori, ma anche a stimolare la creazione di posti di lavoro e a rivitalizzare l’economia locale.
La ministra Santanchè ha evidenziato come questi progetti favoriranno l’afflusso di visitatori in aree caratterizzate da “undertourism”, un’opportunità per coltivare un turismo fondato sul legame profondo tra le persone e il territorio, rafforzando il senso di identità e appartenenza all’Appennino.
Si tratta di un turismo che va oltre la semplice fruizione di beni materiali, promuovendo un’esperienza umana e trasformativa, essenziale per la ricostruzione non solo fisica, ma anche sociale e culturale di queste comunità resilienti.