La situazione a Rivisondoli, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, ha portato il Prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, a disporre l’indizione delle procedure di scioglimento del Consiglio Comunale.
Questa decisione, gravissima e che incide profondamente sulla vita amministrativa del territorio, è stata assunta in seguito alle dimissioni di un numero significativo di consiglieri – otto su dieci – creando una condizione di vuoto gestionale e di potenziale instabilità che pregiudica il corretto funzionamento degli uffici e dei servizi essenziali per la comunità.
Il provvedimento si fonda sull’articolo 141, comma 1, lettera b), numero 3, del decreto legislativo n.
267 del 2000, una norma che prevede lo scioglimento del consiglio in casi di “grave e urgente necessità”.
Questa formulazione, pur ampia, sottende la necessità di intervenire quando la continuità amministrativa e la capacità di risposta del Comune vengono compromesse in modo inequivocabile, come nel caso di una consistente defezione di rappresentanti eletti.
L’articolo fa riferimento a un concetto di “necessità” che trascende la semplice impossibilità di raggiungere il quorume, implicando una crisi più profonda, forse legata a dinamiche interne, contrasti politici o problematiche di governance che hanno reso insostenibile la prosecuzione dell’attività consiliare.
Per garantire la provvisoria gestione del Comune e assicurare la continuità dei servizi al cittadino, è stata nominata commissario ad acta la vice prefetta Maria Cristina Di Stefano, attualmente dirigente dell’area II – Raccordo enti locali e Servizi elettorali della Prefettura dell’Aquila.
La vice prefetta assumerà, con decreto, i poteri del sindaco, della giunta e del consiglio comunale, esercitandoli in piena autonomia e con l’obiettivo di traghettare il Comune verso nuove elezioni.
Questo conferisce alla commissaria una responsabilità ampia e delicata, che va ben oltre la semplice gestione burocratica.
Dovrà infatti garantire la legalità, l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa, assicurando al contempo il rispetto dei diritti dei cittadini e la tutela dell’interesse pubblico.
L’evento a Rivisondoli solleva interrogativi cruciali sulla tenuta delle istituzioni locali, sulla qualità della rappresentanza politica e sulla capacità di affrontare le sfide complesse che gravano sui piccoli comuni montani, spesso caratterizzati da fragilità demografiche, economiche e sociali.
La vicenda è sintomatica di un malessere più ampio che affligge l’intero sistema delle autonomie locali e che richiede un profondo ripensamento delle politiche di governance, di sostegno finanziario e di formazione dei rappresentanti eletti.
La nomina di un commissario ad acta rappresenta una misura emergenziale, ma è fondamentale che questa circostanza stimoli una riflessione seria e costruttiva per evitare che situazioni simili si ripetano, preservando l’autonomia e l’efficacia delle istituzioni locali e rafforzando il legame tra i cittadini e le loro rappresentanze.