Il ritorno di Sant’Agnese alla Virgo Potens di Sulmona rappresenta un evento carico di significato, un’eco di speranza che risuona attraverso vent’anni di assenza ingiusta. Il dipinto, strappato al suo contesto originario nel 2004, è stato restituito alla diocesi di Sulmona-Valva grazie a un’operazione complessa condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, un intervento che va ben oltre la semplice riconsegna di un bene materiale.L’opera, un olio su tela di dimensioni modeste (103×77 cm), si presenta come una rappresentazione iconica di Sant’Agnese, figura centrale nella tradizione cristiana locale. La giovane santa, raffigurata con la grazia e la serenità tipiche dell’iconografia religiosa, stringe tra le mani un agnello, simbolo del sacrificio e dell’innocenza, e la palma del martirio, emblema della vittoria sulla morte. Questa immagine, apparentemente semplice, nasconde un tentativo audace di depistaggio, un inganno volto a occultare l’identità originaria del dipinto e a reimmetterlo in circuiti illegali.I responsabili del furto, nel loro tentativo di mascherare l’opera, hanno agito con una perizia sorprendente, alterando elementi cruciali come l’agnello – nascosto e quasi irriconoscibile – e ridipingendo il volto della santa, trasformandola in una presunta Sibilla, figura mitologica destinata a trovare acquirenti nel mercato nero dell’arte. Questa manipolazione non solo ha compromesso l’integrità materiale del dipinto, ma ha anche tentato di cancellarne la storia e il significato culturale.L’indagine condotta dai Carabinieri, supportata dalla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per L’Aquila e Teramo, è stata un’impresa investigativa di notevole complessità, che ha permesso di ricostruire il percorso tortuoso dell’opera, di smascherare le alterazioni subite e, infine, di restituirla alla comunità. Il ritrovamento testimonia l’importanza di una vigilanza costante e di una cooperazione sinergica tra forze dell’ordine, istituzioni culturali e comunità locali nella salvaguardia del patrimonio artistico e storico.”Anche la bellezza ferita può tornare a splendere”, ha affermato il vescovo Michele Fusco, sottolineando il significato simbolico di questa restituzione. Le parole del vescovo risuonano come un messaggio di speranza e di resilienza, un invito a non arrendersi di fronte alle avversità e a valorizzare il patrimonio culturale come elemento identitario e motore di coesione sociale.L’attribuzione del dipinto a una bottega del pittore Pier Francesco Cittadini, suggerita dallo storico dell’arte Tancredi Farina, offre un interessante spunto di riflessione sulla produzione artistica del XVII secolo. L’esistenza di opere simili a Bologna e Massa Lombarda rafforza l’ipotesi di una replica realizzata da allievi o collaboratori del maestro, testimoniando la prassi diffusa di commissionare opere a botteghe specializzate, con variazioni e adattamenti rispetto al modello originale. Questa analisi contribuisce a contestualizzare l’opera all’interno di un panorama artistico più ampio e a comprenderne le peculiarità stilistiche e iconografiche. Il ritorno di Sant’Agnese non è solo una restituzione materiale, ma un rinnovato invito a riflettere sul valore inestimabile del patrimonio culturale e sulla necessità di proteggerlo dalle mire del mercato illegale.
Sant’Agnese torna a Sulmona: un’opera d’arte restituita e una speranza ritrovata.
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