L’inizio dell’anno scolastico si presenta sotto il segno di una riflessione più ampia sul ruolo della tecnologia all’interno delle istituzioni formative.
La recente direttiva ministeriale, estesa a tutti gli ordini di scuola, ha innescato una riorganizzazione delle pratiche didattiche e un ripensamento dei rapporti tra studenti, docenti e dispositivi mobili.
Sebbene il divieto di utilizzo degli smartphone durante le lezioni sia ormai una realtà condivisa, le modalità di implementazione variano significativamente da istituto a istituto, delineando un panorama di soluzioni divergenti.
In alcune scuole abruzesi, la gestione dei cellulari si concretizza con la raccolta quotidiana dei dispositivi in apposite scatole o buste, siglate con nome e cognome degli studenti, che li custodiranno fino al termine delle lezioni.
Altre istituzioni optano per l’obbligo di spegnere i telefoni e riporli negli zaini, oppure impiegano armadietti individuali, i cui accessi sono gestiti con un sistema di rotazione tra i docenti.
Questi accorgimenti mirano a garantire il rispetto del divieto ministeriale, ma sollevano interrogativi più ampi sulla necessità di una regolamentazione uniforme e sull’efficacia di misure puramente repressive.
L’esperienza dell’Istituto comprensivo ‘Cesira Fiori’ di San Demetrio – Rocca di Mezzo offre un esempio interessante di approccio alternativo.
Il dirigente scolastico Antonio Lattanzi, pur riconoscendo la validità del divieto, esprime una preferenza per l’educazione e la responsabilizzazione degli studenti, piuttosto che per soluzioni tecnocratiche come gli armadietti a chiave.
La sua visione sottolinea l’importanza di un “lavoro culturale” rivolto ai ragazzi, volto a sensibilizzarli sui rischi legati all’uso improprio dei dispositivi e a prevenire episodi di bullismo e violazione della privacy, come la diffusione non consensuale di immagini, fenomeno purtroppo emerso recentemente anche all’interno di istituti scolastici della regione.
È cruciale evidenziare che il divieto non implica l’esclusione totale degli smartphone dall’ambiente scolastico.
La direttiva ministeriale, infatti, riconosce la potenziale utilità dei dispositivi a fini didattici, in particolare in discipline come la musica o per facilitare l’interazione con studenti stranieri.
Questa apertura contrasta con la tendenza, presente in alcuni contesti, a limitare anche la connessione alla rete, evidenziando la necessità di un approccio equilibrato che valorizzi le opportunità offerte dalla tecnologia, mitigandone al contempo i rischi.
Al di là delle specifiche modalità di gestione, l’implementazione del nuovo regolamento rappresenta un’occasione per avviare un dialogo costruttivo tra studenti, docenti, genitori e dirigenti, finalizzato a definire un quadro di riferimento condiviso che promuova un utilizzo consapevole e responsabile della tecnologia, nel rispetto delle regole e nella tutela del diritto alla formazione e alla crescita personale di ogni studente.
L’obiettivo ultimo non è semplicemente eliminare i telefoni dalle aule, ma promuovere una cultura digitale basata sull’etica, sulla responsabilità e sull’inclusione.