sabato 6 Settembre 2025
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Comune di L'Aquila

Sulmona: Disobbedienza Civile Contro la Centrale Snam

Un atto di disobbedienza civile ha interrotto i lavori per la nuova centrale di compressione Snam a Sulmona, mettendo in luce le tensioni crescenti attorno a progetti energetici controversi e la persistente opposizione di movimenti ambientalisti.

Cinque attivisti del Coordinamento “Per il clima – Fuori dal fossile”, sotto la guida del portavoce Mario Pizzola, hanno violato il perimetro del cantiere, esponendo uno striscione che esprime una ferma richiesta di allontanamento di Snam dal territorio e distribuendo materiale informativo agli operai coinvolti.
L’intervento della polizia ha portato all’identificazione dei manifestanti e alla loro accompagnamento fuori dall’area, senza arresti.

Questa azione si inserisce in una decennale battaglia, durata quasi diciotto anni, intrapresa dagli ambientalisti per contrastare la realizzazione di questa infrastruttura, che ritengono profondamente problematica sotto molteplici aspetti.
L’obiettivo primario dell’azione è stato quello di superare le barriere comunicative e sensibilizzare direttamente la forza lavoro impiegata nel progetto, invitandola a riflettere sulle implicazioni etiche e ambientali del proprio lavoro.
La centrale di compressione, situata in località Case Pente, rappresenta un nodo cruciale per l’integrazione tra un metanodotto preesistente proveniente dal Molise e il tratto Sulmona-Foligno, configurandosi come un anello aggiuntivo in una rete energetica sempre più contestata.
Il volantino distribuito agli operai e alla cittadinanza articola le motivazioni dell’opposizione, che vanno ben oltre la semplice contestazione di una singola opera.
Gli ambientalisti sostengono che la realizzazione di nuove infrastrutture metanifere sia anacronistica e superflua in un contesto globale che richiede una transizione urgente verso fonti energetiche rinnovabili.

La centrale è descritta come una minaccia concreta per il clima, aggravando le emissioni di gas serra e contribuendo all’accelerazione del cambiamento climatico.

Parallelamente, si segnalano gravi rischi per la salute pubblica, derivanti dalla potenziale dispersione di metano, un potente gas serra, e dall’impatto della costruzione sulle falde acquifere.
Il territorio, già vulnerabile a causa della sua posizione in una zona sismica ad alto rischio, rischia di subire ulteriori danni a causa delle vibrazioni e delle instabilità provocate dalla costruzione.

L’accusa rivolta a Snam è di aver agito in modo negligente, violando le normative previste per la realizzazione di opere pubbliche (“prescrizioni ante operam”) e operando con un’autorizzazione scaduta dal marzo 2023.

Gli attivisti denunciano una mancanza di trasparenza e una sottovalutazione dei rischi ambientali e sociali, sollevando dubbi sulla legittimità del progetto.
Secondo il Coordinamento, l’opera rappresenta un esempio lampante di come gli interessi economici di una multinazionale prevalgano sulla tutela del bene comune e sulla sostenibilità ambientale.

Mentre Snam ne trarrebbe un ingente profitto, la popolazione locale dovrebbe far fronte a costi crescenti, inquinamento e una perdita di opportunità legate al turismo e all’agricoltura, settori chiave per l’economia locale.

L’azione di disobbedienza civile si configura, quindi, come un grido d’allarme, volto a smuovere le coscienze e a promuovere un modello energetico più equo, sicuro e rispettoso dell’ambiente.

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